Uccisa dal bus, l'autista: «Volete ammazzarmi? Vi do io il coltello»

Giovedì 27 Novembre 2014 di Mattia A. Carpinelli
Uccisa dal bus, l'autista: «Volete ammazzarmi? Vi do io il coltello»
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«È successo quello che non doveva succedere. Chiedo perdono alla famiglia, ma se vogliono uccidermi sono pronto a dare loro anche il coltello». Sono parole scioccanti e drammatiche quelle pronunciate da Pietro Bottiglieri, l'autista 62enne della Sita, che lunedì mattina ha travolto e ucciso Francesca Bilotti, la studentessa universitaria di Lingue di 23 anni di Giffoni Valle Piana, mentre attraversa a piedi il cancello d'accesso al terminal bus dell'ateneo salernitano.



A raccogliere la testimonianza diretta dell'uomo – che a giugno, dopo 40 anni di lavoro nel mondo dei trasporti, andrà in pensione – è stata l'emittente Liratv. Dalle immagini, che non mostrano il volto dell'uomo, viene fuori il ritratto di un uomo distrutto al quale il destino, quel maledetto lunedì mattina, ha tirato un brutto scherzo.



«Era meglio che restavo a casa a dormire – ha esordito tra le lacrime – così non sarebbe successo nulla». Bottiglieri ricostruisce la dinamica, ormai confermata dalle telecamere di sorveglianza dell'area dove arrivano e sostano ogni giorno decine di bus e migliaia di studenti. «La parte anteriore del mezzo era con la parte anteriore dentro il terminal e con quella posteriore, comprese le due porte scorrevoli, fuori dal cancello. Davanti e dietro di me c'erano altri pullman. Appena il collega si è messo in marcia – ha spiegato – ho iniziato la manovra che consentiva di entrare nel box. La visuale era ridotta perché molti ragazzi erano in piedi e lo specchietto di destra ha la parte inferiore oscurata e non consente una visuale centrale».



Poi l'impatto con Francesca che, in quel preciso istante, stava superando a piedi il mezzo diretta verso le pensiline del terminal. «Poi – ha proseguito – sono sceso subito per andare da lei che respirava ancora. Poi ha esalato l'ultimo respiro. Non è stata colpa mia – ha ripetuto – non l'ho investita. Mi dispiace per la famiglia, anche io ho dei figli. Sono due giorni che non dormo e piango soltanto». E poi, quelle frase che seppur agghiacciante nella sua crudezza, rappresenta appieno il dolore che anche quest'uomo sta vivendo. Anche per lui, da lunedì mattina, tutto è diventato un immenso inferno. «Dopo l'arrivo dei soccorsi, su consiglio di alcuni colleghi, mi sono rifugiato nella biglietteria e lì ho atteso l'arrivo dei carabinieri ai quali mi sono costituito». Poi nel pomeriggio - come hanno raccontato altri colleghi - Bottiglieri si sarebbe recato a Giffoni con l'intenzione di incontrare la famiglia. Ma, una volta arrivato, avrebbe cambiato idea, temendo forse che il suo gesto non sarebbe stato compreso.



Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 16:14

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