Il monito di Papa Francesco: «Il diritto fondamentale al lavoro non va smantellato»

Giovedì 2 Ottobre 2014
Il monito di Papa Francesco: «Il diritto fondamentale al lavoro non va smantellato»
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Lo stato di diritto sociale non va smantellato, in particolare il diritto fondamentale al lavoro.

È quanto avverte Papa Francesco, nel discorso rivolto ai partecipanti all'assemblea plenaria del Pontificio Consiglio 'Giustizia e Pace', guidati dal cardinale Peter Turkson e ricevuti nella sala Clementina del Palazzo Apostolico in Vaticano.



Il Papa cita «tre strumenti fondamentali per l'inclusione sociale dei più bisognosi: l'istruzione, l'accesso all'assistenza sanitaria e il lavoro per tutti». In particolare, Francesco sottolinea che «l'istruzione, il lavoro e l'accesso al welfare per tutti sono elementi chiave sia per lo sviluppo e la giusta distribuzione dei beni, sia per il raggiungimento della giustizia sociale, sia per appartenere alla società e partecipare liberamente e responsabilmente alla vita politica, intesa come gestione della 'res publicà. Visioni che pretendono di aumentare la redditività, a costo della restrizione del mercato del lavoro che crea nuovi esclusi - è il monito del pontefice - non sono conformi a un'economia a servizio dell'uomo e del bene comune, a una democrazia inclusiva e partecipativa».



Una autentica giustizia sociale, ricorda ancora il Papa, «esige, da una parte, profonde riforme che prevedano la ridistribuzione della ricchezza prodotta e l'universalizzazione di mercati liberi a servizio della famiglie; e dall'altra, la ridistribuzione della sovranità, sia sul piano nazionale sia sul piano sovranazionale».



«Uno degli aspetti dell'odierno sistema economico è lo sfruttamento dello squilibrio internazionale nei costi del lavoro, che fa leva su miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno». «Un tale squilibrio - ha commentato - non solo non rispetta la dignità di coloro che alimentano la manodopera a basso prezzo, ma distrugge fonti di lavoro in quelle regioni in cui esso è maggiormente tutelato».



Il Papa ha affermato che la enciclica sociale di Benedetto XVI, la Caritas in veritate, è «un documento fondamentale per l'evangelizzazione del sociale, che offre preziose indicazioni per la presenza dei cattolici nella società, nelle istituzioni, nell'economia, nella finanza e nella politica». «La Caritas in veritate - ha detto papa Bergoglio - ha attirato l'attenzione sui benefici ma anche sui pericoli della globalizzazione, quando essa non sia orientata al bene dei popoli. Se la globalizzazione ha accresciuto notevolmente la ricchezza aggregata dell'insieme e di parecchi singoli Stati, essa ha anche inasprito i divari tra i vari gruppi sociali, creando diseguaglianze e nuove povertà negli stessi Paesi considerati più ricchi».



Il papa ha concluso l'udienza affermando che «il principio della Caritas in veritate è di estrema attualità. Un amore pieno di verità è infatti la base su cui costruire quella pace che oggi è particolarmente desiderata e necessaria per il bene di tutti. Consente di superare fanatismi pericolosi, conflitti per il possesso delle risorse, migrazioni dalle dimensioni bibliche, le piaghe perduranti della fame e della povertà, la tratta di persone, ingiustizie e disparità sociali ed economiche, squilibri nell'accesso dei beni collettivi».




«Superare fanatismi pericolosi, conflitti per il possesso delle risorse, migrazioni dalle dimensioni bibliche, le piaghe perduranti della fame e della povertà, la tratta di persone,ingiustizie e disparità sociali ed economiche, squilibri nell'accesso ai beni collettivi»: è quanto ha chiesto il Papa ricordando che «la questione sociale è anche etica e ambientale».
Ultimo aggiornamento: 16:01

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