Uccide in diretta tv due colleghi, filma tutto e posta il video

Giovedì 27 Agosto 2015
Uccide in diretta tv due colleghi, filma tutto e posta il video
​Morire in diretta tv durante un'intervista in strada. È la sorte toccata alla reporter di un'emittente locale di Ranoke, in Virginia, e al suo cameraman, vittime di un ex collega. Quest'ultimo ha filmato il duplice omicidio e poi, mentre era in fuga, ha postato il video sui social media: Twitter, Facebook, Youtube.



E l'America ancora una volta si interroga su quante tragedie vengono causate dalle armi da fuoco. «Troppe», commenta la Casa Bianca, furiosa contro un Congresso che sotto la pressione delle lobby non riesce a varare una pur minima stretta sulla vendita di pistole e fucili. «Non si può più aspettare», concorda la candidata presidenziale Hillary Clinton.







L'unico sospiro di sollievo nell'ambito di questo nuovo dramma è che il killer è stato preso, dopo una caccia all'uomo durata ore e la paura per le tante scuole presenti nell'area. Quando i poliziotti si sono avvicinati all'auto dell'uomo hanno scoperto che si era sparato con la sua stessa pistola. Trasportato in ospedale è morto poche ore dopo. In gravi condizioni, invece, la direttrice della Camera di commercio locale che al momento della sparatoria stava parlando live alle telecamere della WDBJ7, una affiliata della Cbs. Ad intervistarla era Alison Parker, 24 anni, supportata dal cameraman Adam Ward, 27 anni.



Vester Lee Flanagan, 41 anni, afroamericano, anch'egli ex reporter della WDBJ7, ha ripreso il momento in cui si è avvicinato e ha aperto il fuoco contro Alison. Immagini da lui stesso riprese con lo smartphone e che si aggiungono a quelle agghiaccianti catturate con la telecamera da Ward prima di essere a sua volta colpito dal killer. Urla e terrore piombati nelle case di migliaia di telespettatori all'ora di colazione.



Il motivo di tale violenza sarebbe la sete di vendetta. L'uomo, in un "manifesto" di 23 pagine inviato alla Abc ha spiegato di aver maturato il folle progetto all'indomani della strage di Charleston. Sui social ha inoltre accusato la reporter Alison Parker di averlo discriminato quando erano colleghi («Alison ha fatto commenti razzisti. L'hanno assunta dopo questo?») e in generale di aver sempre subito discriminazioni per il fatto di essere nero.




Su Twitter il killer ha tentato di spiegare il suo gesto, postando messaggi mentre la polizia lo inseguiva: ha scritto che aveva denunciato il comportamento della collega alla Equal Employment Opportunity Commission, e che alla fine ad essere assunto definitivamente alla WDBJ7 era stato un altro e non lui. Dunque, il movente potrebbe essere un rancore represso per troppo tempo. Flanagan sul lavoro era noto a tutti con un altro nome, Bryce Williams, lo pseudonimo utilizzato per il suo account Twitter. Il governatore della Virginia, Terry McAuliffe, ha parlato esplicitamente di una persona infelice, scontenta sul lavoro.



Vester Flanagan aveva ricevuto, prima di essere licenziato, una lettera dei vertici dell'emittente Wdbj7 in cui, facendo riferimento alle lamentele dei colleghi per i suoi accessi d'ira, gli veniva chiesto di rivolgersi a un medico. È quanto rivela oggi The Guardian, precisando di aver ottenuto la copia dei messaggi inviati dall'allora direttore dell'emittente Dan Dennison al reporter e ai suoi superiori. «Questa è una richiesta che deve essere rispettata, pena l'interruzione del contratto di lavoro», scriveva il 30 luglio Dennison nella lettera di richiamo a Flanagan per «gli scoppi d'ira» contro i colleghi, il «linguaggio violento e l'atteggiamento aggressivo» tenuto sul lavoro.



Ma già nel maggio di quell'anno - due mesi dopo che Flanagan, che sullo schermo usava lo pseudonimo Bryce Williams, era stato assunto - Dennison avvertiva il giornalista del fatto che il suo comportamento in diverse occasioni aveva «fatto sentire i colleghi a disagio o minacciati». Gli avvisi non ottennero i risultati sperati se alla fine di dicembre dello stesso anno, il direttore, in una mail a colleghi, raccontava di aver dato al giornalista l'ultima possibilità di salvare il suo lavoro.



«Non sono sicuro su come andrà a finire» scriveva il direttore che tre mesi dopo licenziò Flanagan.
Nella lettera di licenziamento si citano come motivazioni «un rendimento non soddisfacente sul lavoro e l'incapacità di lavorare in squadra». In particolare nei suoi memo Dennison sottolinea come il reporter avesse problemi in particolare con i cameramen con cui usciva per realizzare i servizi, «interpretando male le loro azioni e considerandole attacchi personali». A luglio il capo redattore di Flanagan definiva «inaccettabile» il suo comportamento con i colleghi, sottolineando che l'area che andava migliorata «immediatamente era quella dei rapporti con i cameramen».
Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 16:50

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