Ucraina, bombe per fermare
i filorussi dell'Est: quattro morti

Mercoledì 16 Aprile 2014 di Giuseppe D’Amato
Truppe ucraine a Izyium
MOSCA - Scorre il sangue in Ucraina orientale. Dopo tanti tentennamenti, accelerate e brusche frenate, il governo di Kiev ha rotto gli indugi ed ha impartito l’ordine perentorio di attacco. In mattinata è stata creata una testa di ponte ad Izum - a circa 130 km a sud da Kharkov - con una decina di autoblindo, un battaglione composto da 500-600 uomini della appena formata "Guardia nazionale" e due elicotteri. Poi, nel pomeriggio, è stato conquistato, dopo un breve combattimento, l’aerodromo di Kramatorsk, l’unico nella zona in grado di poter far atterrare velivoli di un certo tipo.





L’ATTACCO

In questo modo, Slavjansk, epicentro della protesta filo-russa, è stata isolata e chiusa in una tenaglia, da nord a sud. Kramatorsk, che dista da lì soltanto 40 chilometri, dovrebbe servire per far giungere altre truppe. Questo è perlomeno quanto si comprende dal terreno. Alle 14,45 è iniziato l’attacco. Un caccia - forse un SU 27 o 29 - ha volteggiato sull’aerodromo per circa 25 minuti. Poco dopo sono comparsi tre elicotteri lealisti, mentre i separatisti, molti in mimetica, si nascondevano dietro agli alberi. Nel corso di una sparatoria quattro persone sarebbero morte, o almeno così riferiscono i media russi, anche se la notizia non trova conferme dai testimoni sul posto. Di sicuro ci sono stati due feriti. Dopo la fine dello scontro a fuoco, vicino all’edificio dell’aerodromo, si sono radunate decine di abitanti inferociti, che hanno eretto delle barricate per non far uscire in strada le unità inviate da Kiev. A fatica queste sono riuscite ad avere la meglio della folla, che non capisce per quale ragione si sia sparato.





LE FORZE SPECIALI

La decisione del presidente ad interim Aleksandr Turchinov di pigiare a fondo sulla cosiddetta "operazione anti-terrorismo", è dovuta all’evidenza che la situazione stava precipitando in Ucraina orientale e la protesta dei filorussi diventava sempre più incontrollabile col passare delle ore.

Kiev è stata costretta ad utilizzare le Forze armate e la Guardia nazionale, poiché in Donbass le squadre speciali "Berkut" della polizia sono state sciolte o sono fuori controllo come l’Sbu, i servizi segreti nazionali.





A Slavjansk per tutto il giorno ci si è preparati all’arrivo dei militari ucraini. Si sono rafforzate le difese, mentre circolava notizia che in periferia erano state viste le prime autoblindo. Dal Comune è stato tolto il simbolo del tridente nazionale. Il sindaco Nelja Shtepa, che in un primo tempo aveva appoggiato la rivolta, ha dichiarato che «sabotatori russi» hanno occupato il municipio. Nelle immagini postate su internet si vedono gruppi di paramilitari dirigere l’organizzazione della difesa cittadina. Alcuni palazzi sono diventati all’apparenza dei veri fortini. Secondo i servizi segreti nazionali, ancora fedeli a Kiev, è un ufficiale del Gru russo, Igor Strelkov, ad aver preso il comando a Slavjansk. In loro possesso vi sarebbero un migliaio di kalashnikov ed un centinaio di razzi anti-carro.





«L’Ucraina è ad un passo dalla guerra civile», ha commentato il premier russo Dmitrij Medvedev, dando la responsabilità di questi tragici eventi alla nuova dirigenza ucraina, che avrebbe preso il potere con un colpo di Stato. Sarebbe bastato che si fosse lasciato al popolo di scegliere liberamente senza «i nazionalisti, i banditi, senza i carri armati… e senza le visite segrete del direttore della Cia». Il presidente Putin ha telefonato al segretario dell’Onu, Ban Ki-Moon. Il Cremlino si attende adesso la condanna di questa azione di forza.
Ultimo aggiornamento: 13:17

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