Bangkok, arrestato sospetto attentatore: è uno straniero

Sabato 29 Agosto 2015
Bangkok, arrestato sospetto attentatore: è uno straniero
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La polizia thailandese ha arrestato oggi un uomo a Bangkok sospettato di essere l'attentatore responsabile dell'esplosione che il 17 agosto scorso ha causato 20 morti e oltre 100 feriti nella capitale del Paese. Lo riportano i media thailandesi, secondo cui l'uomo sarebbe turco.



La bomba, esplosa nel quartiere commerciale di Bangkok, aveva scioccato la capitale thailandese. Macabre scene di corpi martoriati si sono presentate ai soccorritori, in una Thailandia che per quanto sia abituata alle divisioni politiche da un decennio, non aveva mai visto un attacco simile.



L'ordigno - secondo la polizia contenente almeno tre chili di tritolo - è esploso all'angolo dell'incrocio Ratchaprasong, uno dei principali nel centro. Una telecamera dal lato opposto ha ripreso il momento dell'impatto, tra l'ingresso dell'Erawan e un semaforo: la deflagrazione ha dato alle fiamme alcuni motorini e taxi di passaggio. Ma soprattutto, ha travolto le decine di visitatori del santuario Erawan, ogni giorno meta di migliaia di thailandesi e di turisti, in particolare cinesi.



Tredici persone sono morte sul colpo, le altre in ospedale. Tra le vittime anche molti stranieri, con due cinesi confermati tra i morti. «L'onda d'urto non mi ha centrato per poco. Ho visto gente piangere e persone sbudellate, scene davvero orrende», ha raccontato un italiano residente a Bangkok, da quasi sette anni, scampato per miracolo alla bomba.



«Chiunque abbia piazzato questa bomba è crudele e intendeva uccidere», ha tagliato corto il capo nazionale della polizia Somyot Poompummuang. «Mettere una bomba in quel punto significa volere

vedere un sacco di persone morte».



In una Thailandia dove la struttura di potere è tradizionalmente opaca, le speculazioni sulle possibili responsabilità sono già ovunque, specie ora che il Paese è spaccato in due campi politici. Non solo pro o contro il golpe: dato che i militari stanno alimentando incessantemente la propaganda monarchica, ogni espressione di dissenso viene subito considerata un tradimento della patria.



Chi appoggia la giunta attribuisce istintivamente l'attacco ai fedeli all'ex premier Thaksin Shinawatra, la cui sorella Yingluck è stata deposta dal golpe dello scorso anno; da quel campo, sono arrivate categoriche smentite individuali di ex alti esponenti delle «camicie rosse», che nel 2010 occuparono per due mesi proprio l'incrocio Ratchaprasong e furono cacciate con una repressione militare costata 91 morti.



Chi è contro il golpe tende a considerare qualsiasi episodio poco chiaro come un lavoro sporco del regime per legittimarsi come difensore della patria. C'è anche l'ipotesi della guerriglia separatista islamica nel sud, che dal 2004 ha causato oltre 6 mila morti; ma finora non si era mai spinta al di fuori di quelle remote province. E il fatto che di

recente la Thailandia avesse rimpatriato in Cina oltre 100 uiguri, la minoranza musulmana discriminata da Pechino, è un'altra pista considerata dato che l'Erawan viene visitato da masse di turisti cinesi. I cui arrivi in Thailandia si sono impennati negli ultimi anni, e potrebbero ora subire un brusco calo per timori sulla sicurezza.



L'attacco giunge infatti in un periodo delicatissimo. Con il venerato re Bhumibol (87 anni) sempre più debole e una successione delicata all'orizzonte, la giunta sta lanciando crescenti segnali di voler restare al potere a lungo, rinviando con continui espedienti la transizione verso la democrazia e reprimendo il dissenso.

Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 16:43

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