Terremoto in Nepal, migliaia di vittime. Nuova scossa 6.7

Domenica 26 Aprile 2015
Terremoto in Nepal, migliaia di vittime. Nuova scossa 6.7
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E' di oltre duemila morti il bilancio, ancora provvisorio e destinato a salire, delle vittime del terremoto che ieri ha colpito il Nepal, il sisma più grave per il paese dopo quello del 1934.

Un'altra scossa prolungata (almeno due minuti) di intensità pari a 6,7 gradi della scala Richter è stata registrata nel pomeriggio (ora locale) con epicentro a una sessantina di chilometri a est della capitale.







Continua a salire drammaticamente, ora dopo ora, il bilancio delle vittime del terremoto.
Secondo le ultime stime del governo nepalese, riportate dai media indiani, il numero dei morti è arrivato a 2.263. I feriti sono 5.580.
Il premier Sushil Koirala ha lanciato un drammatico appello alla comunità internazionale per «aiuto e sostegno». «Riusciremo a superare questo momento, qualunque sarà il costo per farlo», ha affermato, chiedendo ai connazionali in questo momento «di fare il possibile» per salvare vite umane.



​Una grande valanga, inoltre, ha colpito nuovamente il campo base sull'Everest alle ore 9 italiane. Almeno 18 scalatori sul monte Everest sono stati uccisi dalle valanghe provocate dalla scossa di magnitudo 7,9 registrata ieri. I loro corpi sono stati scoperti da un gruppo di soccorso indiano a Base Camp, dove sono state tratte in soccorso 61 persone, 21 delle quali sono state portate via da un elicottero. «Ma ci sono anche Camp One e Two. Il bilancio delle vittime potrebbe salire, avremo le idee più chiare più tardi, oggi», ha dichiarato un portavoce militare indiano. Ancora da controllare anche la sezione superiore di Base Camp, ha precisato il funzionario della polizia nepalese Bhanunhakta.



Dopo il terremotonon si hanno più notizie di due ragazzi fiorentini, Daniel e Elia Lituani, 25 e 22 anni, nel Paese da due settimane. Lo ha detto la madre all'ANSA. I due fratelli vivono a Firenze. L'ultimo contatto con i genitori risale a pochi giorni fa, con una mail inviata da Pokhara. I due fratelli fiorentini, Daniel ed Elia, sono partiti per il Nepal due settimane fa, «erano con una amica tedesca», spiega la madre Dafi Krief. «Nell'ultima mail che ho ricevuto erano in una fattoria a Pokhara: da un internet caffè mi hanno scritto perchè non hanno cellulare», spiega la donna che da ieri attende notizie dal Nepal. Con il marito, Marco Lituani, vive a Firenze, dove anche i ragazzi sono nati e cresciuti. Daniel ed Elia avevano deciso di fare un'esperienza di trekking, «e per questo avevano comprato una tenda prima di partire». «Aspettiamo notizie» conclude con un filo di voce la donna che da ieri è in contatto con la Farnesina.

Stanno bene invece i due amici alpinisti di Fano, Pietro Marcucci e Luca Cantiani, che si trovano in questo momento ai piedi dell'Everest. Erano arrivati in Nepal una settimana fa e secondo i programmi in questi giorni avrebbero dovuto impostare la scalata per la cima più alta del mondo ma ora, con il terremoto e la tragedia della valanga che ha travolto e ucciso 18 persone impegnate nella scalata, hanno rinunciato ai loro programmi e stanno preparandosi per il rientro in Italia. Da quanto si è appreso, Marcucci e Cantini non hanno mai corso alcun rischio nè si sono trovati coinvolti nei danni provocati dal terremoto. Ora stanno cercando un volo per un rapido rientro in Italia.




Di fronte alla tragedia prodotta dall'ondata di scosse di terremoto cominciata ieri, il governo del Nepal ha decretato lo stato di calamità nazionale.



L'aeroporto di Kathmandu, l'unico scalo internazionale nepalese, è stato chiuso all'improvviso alle 12 locali, dopo la nuova forte scossa, secondo le autorità «solo per 4 ore». Ma questo ha comunque costretto almeno tre aerei indiani che erano in volo per il Nepal a fare marcia indietro.




Numerosi elicotteri stanno evacuando un centinaio di persone dal campo base e dal campo 1 e 2, posti a quota più alta. Lo riferisce Pietro Coerezza responsabile della comunicazione dell'associazione. «Sto bene, ma sono stato svegliato da una forte scossa di terremoto». Sono le prime parole pronunciate dall'alpinista Marco Confortola, 44 anni, di Valfurva (Sondrio), quando la madre Elena lo ha raggiunto in Nepal grazie al telefono satellitare per fargli gli auguri per l'onomastico.



È stato lo scalatore della Valtellina, a quota 4500 metri circa del campo base, a informare i familiari del terribile sisma che ha seminato morte e distruzione. Confortola si trova nello Stato asiatico perchè avrebbe dovuto tentare, nei prossimi giorni, la scalata al suo nono 8mila metri. «Ora non appena le condizioni meteo lo consentiranno cercherò di scendere a valle - ha detto Confortola - Non si può proseguire nell'impresa. Troppi i rischi per le valanghe che cadevano in zona anche prima del terremoto».



Finora, si apprende al ministero degli Esteri, sono stati rintracciati oltre 300 italiani, che risultano incolumi. La loro presenza in Nepal è stata accertata anche grazie alla collaborazione delle autorità italiane in India. Le verifiche, che sono ancora in corso, vengono rese difficili dalle condizioni delle comunicazioni telefoniche sul posto e dal fatto che molti italiani non si erano registrati sul sito dell'Unità di crisi www.dovesiamonelmondo.it.
Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 09:48

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