Parigi, i kamikaze dello Stade de France arrivati con i barconi

Martedì 24 Novembre 2015 di Cristiana Mangani
Parigi, i kamikaze dello Stade de France arrivati con i barconi
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Sono sbarcati a Leros, in Grecia, il 3 ottobre scorso.

Un barcone pieno di disperati: 197 migranti tra uomini, donne e bambini. Provenivano dalla Siria, cercavano l'Europa. Ora di quel barcone e dei suoi passeggeri si scopre che almeno due di loro potrebbero essere i kamikaze che si sono fatti saltare allo Stade de France, e per questa ragione l'intelligence parigina ha chiesto a tutte le polizie europee di indagare proprio sui quei passeggeri.

Così nei giorni scorsi ha inviato alle autorità di sicurezza dei paesi dell'Ue un elenco con i nominativi dei 197 che erano a bordo dell'imbarcazione, tutti immigrati identificati dalle autorità greche. Chiede ora la Francia che si facciano accertamenti, e anche con grande urgenza, su almeno 140 di questi, uomini e donne, visto che gli altri erano minori. L'obiettivo è conoscere più informazioni possibili su quello strano gruppo di passeggeri: vanno ricercati per verificarne nuovamente l'identità, individuare i loro spostamenti in Europa, scoprire come sono arrivati e da dove sono arrivati in Turchia, con chi hanno avuto contatti prima e dopo gli attentati. Il sospetto delle autorità è che tra di loro vi possano essere dei complici degli attentatori entrati in azione venerdì 13 o, anche, altre cellule pronte a colpire in diversi paesi, o di nuovo nella stessa Francia.

I CODICI GENETICI

Per facilitare il lavoro dei colleghi europei, i francesi hanno inviato il dna e le impronte digitali degli attentatori identificati e di quelli ancora da identificare, chiedendo di verificare se nei database vi fossero elementi a loro riconducibili. La speranza è di riuscire a risalire ad alcuni di questi, o almeno a ricostruire il percorso che hanno seguito. Sullo stesso barcone, è questo è cosa nota, c'erano M al-Mahmood e Ahmad al Mohammad, i due kamikaze dello stadio. Il sospetto, quindi, è che altri individui con intenti terroristici siano riusciti a infiltrarsi ottenendo lo status di rifugiato in Europa.

LE FALSE IDENTITA'

C'è poi un altro giallo che accompagna quel viaggio e quello sbarco: dopo l'attentato a Parigi, gli investigatori hanno trovato un passaporto siriano sul corpo di uno dei kamikaze. Un documento apparentemente autentico, appartenente ad Ahmad al Mohammad, registrato a Leros il 3 ottobre, anche lui come disperato scappato dalla guerra. Successivi controlli avrebbero accertato che, in realtà, si tratta di un documento che non corrisponderebbe alla vera identità dell'attentatore che si è fatto esplodere fuori dallo stadio.

E infatti, ora la polizia francese ne ha diffuso la foto sperando che qualcuno possa riconoscerlo. Il presunto Ahmad potrebbe essere arrivato in Europa con quello che la Bbc dice si chiami M al-Mahmood, uno dei terroristi che era stato riconosciuto in un video girato in un campo di rifugiati in Serbia mentre ballava e rideva. Dove è finito, quindi, il vero proprietario del passaporto? Dei tre attentatori che hanno attaccato lo Stade de France, solo uno è stato finora identificato con certezza: il ventenne francese Bilal Hadfi, residente in Belgio. Le foto segnaletiche che riguardano gli altri due sono molto simili tra loro e questo farebbe pensare a luoghi di arrivo comuni. Ora la Francia chiede di fare controlli più accurati, di continuare a cercare gli altri possibili terroristi spacciatisi per rifugiati. Tutti possibili componenti di cellule pronte a colpire. Del resto, è un dato di fatto ormai che l'Isis abbia scelto i viaggi della disperazione come fonte di finanziamento e di reclutamento.

Anche perché non è facile controllare la reale identità dei migranti che arrivano dalla Siria. Vengono da un paese in guerra, ottengono lo stato di rifugiato e questo gli consente di circolare in tutta Europa liberamente. Lo stesso ministro Angelino Alfano, poi, ha confermato proprio ieri che «sul nesso tra i barconi e la minaccia terroristica, nessuno può considerarsi immune e sarebbe controintuitivo escludere a priori il paese da questo rischio. Fin qui l'intelligence ha funzionato - ha anche aggiunto - e non abbiamo dovuto versare lacrime come è successo in altri paesi».

IL RAPPORTO

È di un anno fa circa un rapporto del Califfato che era stato diffuso dopo l'attacco all'hotel degli occidentali a Tripoli. Si fa riferimento all'immigrazione come strumento per infiltrare combattenti in Europa. «Se riusciremo a sfruttare il canale dell'immigrazione clandestina la situazione in questi Paesi si trasformerà in un inferno», scrivevano i seguaci di al Baghdadi. Dopo la Libia, la Grecia sembra essere diventata uno degli “hub” preferiti dai miliziani del terrore. Un corridoio dal quale entrare e uscire, passando per la Turchia fino ala Siria.

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