Dai templi hindu ai santuari buddisti tutti i tesori che rischiano di sparire

Domenica 26 Aprile 2015 di Paolo Mathiae
Dai templi hindu ai santuari buddisti tutti i tesori che rischiano di sparire
In tempi terribili in cui è l'uomo a distruggere barbaramente insigni testimonianze architettoniche del passato, la natura viene ora a scatenare la sua imprevedibile e inarrestabile violenza, non solo immolando forse migliaia di vittime umane, ma infierendo su opere famose di remote civiltà che i tempi moderni hanno giustamente eletto a patrimonio mondiale.



L'inesorabile terremoto che ha sconvolto il Nepal, arrivando a far sentire l'eco delle sue distruzioni fin nelle innevate contrade ai piedi dell'Everest, producendo immani crolli di pareti rocciose e amplissime valanghe, e nella stessa India orientale, ha colpito con inconsueta forza la regione di Katmandu, la capitale politica e religiosa del Nepal, costruita a 1.350 metri di altitudine alla confluenza dei fiumi Bagmati e Bishnumati, nel cuore dell'Himalaya.

Benché fondata forse attorno al 720, secondo le cronache nepalesi, dal re Gunakamadeva della dinastia Lichavi che aveva stretti legami con la famosa dinastia indiana dei Gupta, la cui cronologia oscilla tra il VI e il X secolo, la struttura di questo centro urbano risale in larghissima parte al XVI secolo. Si tramanda che il Buddha e i suoi discepoli, nel VI secolo a.C., abbiano soggiornato nella regione di Patan, una delle città reali del Nepal, a soli 6 chilometri da Katmandu e, anche se non v'è alcuna conferma storica di questa illustre presenza, è certo che quattro stupa vi furono eretti dal figlio di Asoka il Grande, il famoso sovrano Maurya del III secolo a.C. che diede un impulso formidabile alla diffusione del Buddhismo, costruendo, secondo la leggenda, oltre 80.000 stupa buddhisti nel suo vasto impero.

Per lo straordinario valore storico delle sue opere architettoniche e per l'altissimo significato religioso delle sue tradizioni buddhiste e hinduiste, la valle di Katmandu annovera ben sette siti registrati nel catalogo delle opere e dei luoghi classificati come patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco. Sono questi le tre città regali del Nepal – Katmandu Hanuman Dhoka, Patan e Bhaktapar -, i due più rilevanti e meglio conservati stupa buddhisti di Swayambhunath e di Budhanath e i due templi hindu di Pashupatinath e Changu Narayan.



I danni a questi tesori architettonici possono esser stati irreparabili, anche se, dalle prime notizie, è stato comunicato e documentato solo il crollo della celebre torre Bhimsen, a nove piani, alta oltre 60 metri, costruita nel 1832 per volere di una regina del tempo, che era famosa per la spettacolare veduta aerea sulla valle costellata di opere caratteristiche dei secoli precedenti.



LO STUPA DI BUDHANATH

Molto più rilevante è l'importanza storica di altri monumenti di Katmandu e dei suoi dintorni. Così lo stupa di Budhanath, che è uno dei principali santuari buddhisti del Nepal, risale al XIV secolo ed è uno dei più grandi conservati in assoluto, con le sue tre terrazze e i le sue 108 nicchie decorate ciascuna con un'immagine del Buddha. La base, la cupola e la torre che sovrasta il monumento hanno un significato cosmico, rappresentando simbolicamente la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria, mentre la torre apicale con i suoi tredici gradoni simboleggia il cammino mistico verso la beatitudine.



Di non minore significato, in questo caso per l'Hinduismo, è il tempio di Pashupatinah, dedicato ad un'incarnazione di Siva come signore degli animali, che fu costruito nel XVII secolo su un edificio di culto più antico in rovina. Con la sua singolare conformazione a due piani splendenti per il rivestimento d'oro delle sue coperture, è una delle principali attrazioni artistiche del Nepal, anche per la moltitudine di tempietti sempre dedicati a Siva che negli anni si sono affastellati tutt'attorno al nucleo originario, creando un ambiente di particolare suggestione e ospitando asceti hindu che ancora oggi li abitano.



Changu Narayan, ritenuto il più antico santuario hindu del Nepal, è un tempio di particolarissima originalità architettonica, con la sua struttura a due piani su alto basamento in pietra, probabilmente di antichissima tradizione nepalese. Importante anche perché conserva la più antica iscrizione nepalese risalente al re Lichavi Mandeva del VI secolo, che celebra le sue imprese militari, il tempio presenta una serie di notevolissime sculture connesse a Visnu, ha quattro porte decorate con sculture di leoni, elefanti ed esseri mitici e una serie di pilastri con iscrizioni in sanscrito nell'entrata principale con immagini mitiche che ne ornano la sommità. Anche se nello stato attuale è una ricostruzione del XVIII secolo susseguente ad un grave incendio, l'edificio testimonia una stratificazione storica di significato unico.



Nei giorni prossimi soltanto si potranno conoscere in dettaglio i danni che a questi monumenti e a molti altri della regione avrà certo arrecato il sisma, ma fin d'ora si deve fare appello ai responsabili culturali del Nepal perché non siano rimossi i crolli al fine di poter provvedere a fondate e non arbitrarie ricostruzioni e alla comunità internazionale perché si intervenga, da ogni parte del pianeta, per recuperare e restaurare con la dovuta cura opere che appartengono al patrimonio culturale mondiale. Se in tempi normali la definizione come opere di valore universale da parte dell'Unesco serve a promuovere la conservazione dei monumenti, in tempi drammatici come quelli di una catastrofe naturale impone che i Paesi più avvantaggiati economicamente e più impegnati culturalmente diano immediatamente la loro disponibilità alla riabilitazione di opere che l'umanità tutta deve sentire l'obbligo di non far scomparire.
Ultimo aggiornamento: 09:28

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