Ferguson, l'agente Darren Wilson: «Ho solo fatto il mio lavoro, ho la coscienza pulita»

Mercoledì 26 Novembre 2014
L'agente Darren Wilson
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​«Mi dispiace molto per la perdita di una vita, ma ho fatto semplicemente il mio lavoro. Non è stata un'esecuzione e ho la coscienza pulita». È il racconto dell'agente Darren Wilson, nella sua prima intervista dopo che un Gran giurì non lo ha incriminato per aver ucciso il diciottenne nero Michael Brown la scorsa estate.



Con tono freddo e controllato, il poliziotto, che finora aveva mantenuto il silenzio, ha raccontato all'anchorman George Stephanopoulos la dinamica di quel maledetto giorno, quando ha affrontato il teenager dopo averlo fermato perchè sospettato di un furto di sigari. «Mi ha sbattuto la portiera contro, ho cercato di respingerlo e mi ha dato un pugno, c'è stata una colluttazione. Ho cercato di afferrare il suo braccio, mi sono reso contro della forza che aveva. Mi sembrava Hulk. Quando gli ho detto di allontanarsi altrimenti avrei sparato, lui ha messo le mani sull'arma, ha cercato di afferrala. Allora ho sparato. Lui si è arrabbiato di più. È uscito dall'auto ed è fuggito, mentre io chiedevo rinforzi».



«Perchè non si è fermato? Perchè lo ha inseguito?», gli chiede il giornalista. «Perchè era il mio dovere. Ci addestrano per quello», risponde il poliziotto. «Poi ho visto che ha messo una mano in alto, a forma di pugno mentre l'altra era nella cintura. Testimoni hanno detto che Brown aveva le mani alzate», fa notare il reporter. «Assolutamente no, non è vero», dice Wilson. «Quando si è avvicinato mi sono chiesto: posso legalmente sparargli?' E mi sono detto che dovevo farlo e ho sparato. Mi dispiace, ma non avrei fatto nulla di diverso quel giorno. La mia coscienza è a posto».



La decisione del Gran giurì di non incriminare il poliziotto ha scatenato la protesta non solo a Ferguson, ma in tutto il Paese. Nella cittadina alle porte di St. Louis la Guardia nazionale è stata disposta davanti al dipartimento di Polizia dopo che ieri sera teppisti, hanno distrutto auto e dato alle fiamme alcuni edifici. In serata, il presidente Barack Obama ha condannato le violenze: «Bruciare edifici, dare fuoco alle auto, distruggere le proprietà e mettere le persone in pericolo, non ci sono scuse per questo, questi sono atti criminali», ha detto da Chicago.

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