Cina, l'Inghilterra nega il visto al dissidente Ai Weiwei: «Ha mentito»

Giovedì 30 Luglio 2015
Ai Weiwei mostra il passaporto concesso dalle autorità cinesi
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Il governo britannico ha negato un visto di sei mesi all'artista e dissidente cinese Ai Weiwei con la motivazione che ha mentito nella sua domanda.



L'ambasciata britannica a Pechino nella lettera con la quale respinge la richiesta e concede all'artista un visto di soli venti giorni, sostiene che Ai Weiwei non ha scritto di aver subito una «condanna criminale» e che per questo la sua richiesta è stata respinta.



In realtà Ai Weiwei è stato detenuto nel 2001 per 81 giorni e non è mai stato accusato e tantomeno condannato per alcun reato. Secondo esperti di diritto cinese ed internazionale la detenzione dell'artista è stata illegale secondo le stesse leggi della Repubblica Popolare. La lettera dell'ambasciata è stata pubblicata dallo stesso Ai Weiwei su Instagram.



Nella lettera, firmata dall'entry clearing manager della sezione visti dell'Ambasciata, si legge: «È di pubblico dominio il fatto che lei è stato condannato in passato per attività criminali in Cina, e lei non l'ha dichiarato». Ai Weiwei spiega in un altro post di Instagram di aver «più volte» cercato di chiarire l'equivoco con l'ambasciata, senza essere ascoltato. Una mostra di opere di Ai Weiwei si terrà in settembre alla Royal Academy of Arts di Londra. Le autorità cinesi hanno restituito la scorsa settimana ad Ai Weiwei il passaporto che gli era stato sequestrato nel 2011.
Ultimo aggiornamento: 15:45

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