Ue: per Italia arriva mini-ripresa. Ma il lavoro non riparte. Allarme buco pensioni

Martedì 5 Maggio 2015
Moscovici
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«Sostenuta da fattori esterni positivi, l'economia italiana torna a crescere nel 2015 e la ripresa si rafforzerà nel 2016»: così le nuove stime della Commissione Ue che prevedono una crescita di +0,6% nel 2015 (invariata rispetto alle stime di febbraio) e di +1,4% nel 2016 (in rialzo di +0,1% su febbraio).



«Mentre gli indicatori della fiducia sono stabilmente migliorati nei mesi recenti, la fluttuazione di quelli fondamentali suggerisce che la ripresa dovrebbe essere graduale», scrive la Commissione che rivede al rialzo anche il pil 2014: da -0,5% previsto a febbraio sale a -0,4%. Per Bruxelles l'aumento del pil a +0,6% nel 2015 è sostenuto «soprattutto dall'export aiutato dal deprezzamento dell'euro». E «nonostante le banche siano ancora appesantite dai crediti deteriorati e i tassi reali d'interesse resteranno relativamente alti, si prevede che l'aumento degli export sbloccherà lentamente nuovi investimenti in attrezzature mentre le condizioni del credito miglioreranno gradualmente», si legge nel documento.



Per quanto riguarda il 2016, «la ripresa rafforzerà, il pil accelera a +1,4% con l'Italia che beneficia dell'aumento della domanda esterna e con gli investimenti che riprendono». E «il netto deprezzamento dell'euro potrebbe portare a guadagni più forti dell'atteso per la competitività», con rischi «al rialzo» sugli scenari di crescita ed export.



L'inflazione in Italia torna positiva nel 2015: la Commissione Ue rivede al rialzo la stima di febbraio che passa quindi da -0,3% a +0,2%.
Nel 2016 decisa accelerazione a +1,8%, rispetto all'1,5% previsto a febbraio.




Riviste al rialzo anche le stime sul debito italiano nel 2015 (133,1% rispetto al 133% previsto a febbraio) che però scende nel 2016 (130,6% invece di 131,9% di febbraio) «grazie alla crescita nominale più alta e all'avanzo primario». La Commissione Ue prevede che il debito «abbia un picco attorno al 133% nel 2015, nonostante le privatizzazioni in atto che valgono circa lo 0,5% del pil». Bruxelles rivede al rialzo la stima del debito 2014: a febbraio lo vedeva a 131,9%, oggi a 132,1% dovuto a crescita debole e il pagamento dei debiti della p.a..



Invariate, rispetto a febbraio, le stime sul deficit italiano: dal 3% del 2014 cala a 2,6% nel 2015 e 2% nel 2016. «Peggiora leggermente» il deficit strutturale 2015: sale a 0,7% da 0,6% di febbraio. Ma la Ue vede «rischi collegati a possibili misure espansive aggiuntive annunciate nella legge di stabilità ma non ancora dettagliate».




Disoccupazione in calo nel 2015 e 2016: la Ue rivede al ribasso le sue stime di febbraio e aggiorna il 12,8% e 12,6% di tre mesi fa con un 12,4% per quest'anno e il prossimo. Un calo «marginale» nel 2015 che «si stabilizza» nel 2016 con «gli scoraggiati che tornano forza lavoro» e «grazie al taglio del cuneo» che riduce la pressione.



Moscovici e il buco pensioni «È competenza delle autorità italiane dire quali sono le misure che intende prendere per compensare le perdite e garantire che l'Italia resti nella pista prevista del Patto di stabilità», ha avvertito il commissario agli affari economici Pierre Moscovici a chi gli chiedeva come valutasse il buco nei conti dopo la sentenza sulle pensioni. Per l'Italia «la sfida maggiore è l'elevato debito con la crescita che resta debole perciò bisogna articolare una politica di bilancio prudente con un'agenda di riforme che resta ambiziosa», ha aggiunto.




Eurozona «La crescita economica dell'Ue sta beneficiando di un vento in poppa positivo» che consente di rivedere al rialzo le stime per il pil. Nell'eurozona nel 2015 sale a +1,5% (+0,2% rispetto alle previsioni invernali) e nel 2016 a +1,9%, nell'Ue a 28 sale rispettivamente a +1,8% e a +2,1%.



«Molti i diversi fattori» a breve termine che stanno aiutando una ripresa in Europa che sarebbe «altrimenti moderata». Si tratta dei prezzi «relativamente bassi» del petrolio, una crescita globale «salda», il continuo deprezzamento dell'euro, politiche economiche Ue di sostegno, «l'impatto significativo» del Quantitative easing della Bce, politiche fiscali Ue «ampiamente neutrali», oltre alle riforme strutturali e al Piano Juncker per gli investimenti che «dovrebbero portare frutti nel corso del tempo». la domanda interna è il principale contributore alla crescita del pil, con un'accelerazione dei consumi privati quest'anno e un rimbalzo degli investimenti il prossimo.

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