Jobs act, la Cgil attacca: via libera a licenziamenti discrezionali

Venerdì 26 Dicembre 2014
Jobs act, la Cgil attacca: via libera a licenziamenti discrezionali
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Le nuove misure danno «il via libera alle imprese a licenziare in maniera discrezionale lavoratori singoli e gruppi di lavoratori». Così la Cgil sul Jobs act. «Più che di rivoluzione copernicana, siamo ad una delega in bianco alle imprese a cui viene appaltata la crescita». E aggiunge: «Queste misure ledono diritti collettivi ed individuali».



Minoranza Pd all'attacco. «Purtroppo, i primi due decreti attuativi della delega Lavoro confermano l'obiettivo vero dell'intervento: ulteriore svalutazione del lavoro, data l'impossibilità di svalutare la moneta, per puntare illusoriamente a crescere via export. Insomma, un'altra tappa del mercantilismo liberista raccomandato dalla Troika». Lo scrive il deputato Pd Stefano Fassina sul blog dell'Huffington Post. «Non è una rivoluzione copernicana. È una rivoluzione conservatrice, un cambiamento regressivo», attacca.



Entrando nel merito del Jobs Act, l'esponente della minoranza Pd spiega: «Il provvedimento nasce all'insegna del contrasto alla precarietà. Ma è evidente che i precari sono tirati in campo strumentalmente per colpire chi nell'universo del lavoro non è ancora così arretrato e resiste alla riduzione delle retribuzioni e all'inasprimento delle condizioni di lavoro. Le decine di tipologie di contratti precari rimangono tutte, la sbandierata estensione degli ammortizzatori sociali alla platea degli esclusi non c'è. Non ci poteva essere, dato che la Legge di Stabilità non ha individuato risorse aggiuntive».



«Il vero "valore aggiunto" della Legge Delega e dei Decreti sta nella attribuzione di completa libertà di licenziamento alle imprese. Anche quando un giudice rilevasse l'insussistenza di ragioni economiche per il licenziamento, si perde il diritto al reintegro e si ricevono due mensilità per anno di occupazione. La celebrata "concessione" sul reintegro per i licenziamenti disciplinari si rivela un guscio vuoto», sottolinea Fassina, che spiega: «nessuna impresa rischia la strada del disciplinare quando l'economico è senza rischio di reintegro».



«Il governo Renzi sul lavoro segue l'agenda della Troika, dei conservatori e dei liberisti europei: si indebolisce ancor di più la capacità negoziale e, conseguentemente, la retribuzione del lavoro subordinato. È una strada iniqua e recessiva che, nel quadro di una Legge di Stabilità restrittiva, consolida uno scenario di stagnazione, disoccupazione e debito pubblico insostenibile», attacca Fassina, che conclude: «Proposito per il nuovo anno: intensifichiamo l'impegno, anche attraverso la partecipazione diretta dei cittadini, per correggere la rotta, per una politica economica di sviluppo, rivalutazione del lavoro e della dignità della persona che lavora».
Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 21:07

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