Fisco, ipotesi tre aliquote:
risparmi fino a 5.770 euro

Giovedì 23 Luglio 2015 di Andrea Bassi e Luca Cifoni
Pier Carlo Padoan
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Meno Irpef per i contribuenti che hanno un reddito dai 28 mila euro in su, con un beneficio netto che può arrivare a 5.770 euro l’anno. Il taglio dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sarà operativo nel 2018, come promesso dal presidente del Consiglio Renzi, ma già in questi giorni sono in corso analisi e simulazioni per definire la nuova curva delle aliquote destinata ad alleviare soprattutto i redditi medi e medio-alti; mentre l’operazione 80 euro - il bonus è ora strutturale - aveva premiato i lavoratori dipendenti con una retribuzione fino a 26 mila euro.



Un piano dettagliato è già stato messo a punto da Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia e segretario di Scelta civica, ed è ora all’attenzione di Palazzo Chigi. L’idea di base è piuttosto semplice: unificare al 27 per cento, ovvero al livello più basso, l’aliquota nominale da applicare sull’intera porzione di reddito imponibile che va dai 15 mila a ai 75 mila euro. Attualmente in questo ampio intervallo sono previste tre distinte aliquote per altrettanti scaglioni: 27 per cento tra 15 mila e 28 mila, 38 per cento da 28 mila a 55 mila, 41 per cento tra 55 mila e 75 mila. Utilizzando solo la prima si creerebbe un super-scaglione in grado di generare allo stesso tempo un potente effetto di semplificazione e una sensibile riduzione del prelievo, crescente fino alla soglia dei 75 mila euro e poi fissa - e dunque meno incisiva in percentuale - per i redditi superiori.



LA DIREZIONE

Complessivamente le aliquote del nuovo sistema sarebbero tre, restando in vigore quella del 23 per cento per lo scaglione fino a 15 mila e la massima (43 per cento) oltre i 75 mila euro. Non è detto che sia questo l’esatto punto di caduta del progetto governativo, ma è chiaro che la direzione in cui vuole muoversi il premier è quello della semplificazione e della riduzione delle aliquote. Insomma un fisco più leggero ma anche più comprensibile per i cittadini chiamati ogni anno a versare allo Stato una quota dei propri guadagni.



Quali sarebbero gli effetti per i contribuenti coinvolti in questo ambizioso riassetto? A parità di altre condizioni, ad esempio ipotizzando che non venga toccata l’attuale struttura delle detrazioni per lavoro dipendente e pensione, il beneficio è di 110 euro per ogni mille di reddito fino ai 55 mila (per la riduzione di undici punti dell’aliquota) e di 140 ogni mille fino a 75 mila (l’aliquota scende di 14 punti).



Ecco quindi che i contribuenti con un reddito imponibile tra i 29 mila e i 35 mila euro avrebbero un vantaggio medio di 440 euro l’anno, importo che però cresce rapidamente per avvicinarsi ai 2.500 euro per chi ne percepisce 50 mila e poi raggiungere i 5.770 a quota 75 mila euro di reddito. Oltre questa soglia il beneficio non aumenta più, perché si continua ad applicare l’aliquota marginale del 43 per cento che non subisce modifiche. Naturalmente per redditi molto alti o altissimi l’effetto relativo sarebbe minore e decrescente, rappresentando lo sconto una quota via via più piccola dell’imposta effettivamente pagata. Se tra i 70 e i 75 mila euro il risparmio rispetto all’attuale imposta supera il 25 per cento, tra i 90 mila e i 100 mila il beneficio percentuale medio scende sotto il 20 e tra 150 mila e 200 mila euro sotto il 10.



La fascia di contribuenti con reddito tra 70 e 80 mila euro è la più favorita anche se si misura il beneficio in termini di riduzione non dell’aliquota marginale ma di quella media effettiva (ovvero il rapporto tra imposta netta e reddito imponibile): il calo è di oltre il 7 per cento.



LA PLATEA

Il costo dell’intero “piano Zanetti”, in termini di minor gettito è stato stimato dal Dipartimento delle Finanze in 9 miliardi per il primo anno e 12 a regime: una grandezza finanziaria tutto sommato analoga a quella messa in campo dal governo Renzi per l’operazione 80 euro. Complessivamente avrebbero un beneficio effettivo circa 8 milioni di contribuenti: anche in questo caso il numero è confrontabile con quello dei poco meno di 10 milioni lavoratori dipendenti toccati dal riconoscimento del credito d’imposta in busta paga.



L’ultima sostanziale revisione di aliquote e scaglioni Irpef risale al 2007, quando il governo di centro-sinistra dell’epoca intervenne con il dichiarato obiettivo di realizzare un’operazione a saldo zero, con vantaggi per i contribuenti al di sotto dei 40 mila euro annui di reddito e inasprimenti al di sopra di questa soglia. In seguito sono stati adottati solo lievi ritocchi, per incrementare le detrazioni per carichi familiari o per lavoro dipendente.
Ultimo aggiornamento: 17:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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