Bce taglia i tassi allo 0,05%. Draghi:
crescita debole, ora riforme
Le borse in rialzo, l'euro in calo

Giovedì 4 Settembre 2014
Bce taglia i tassi allo 0,05%. Draghi: crescita debole, ora riforme Le borse in rialzo, l'euro in calo
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Nuova mossa della Banca centrale europea per sostenere l'economia di Eurolandia. L'istituto guidato da Mario Draghi ha deciso oggi il taglio del tasso principale di eriferimento dell'Eurozona dallo 0,15% allo 0,05%. Sforbiciata anche per il tasso sui depositi che passa da -0,1% a -0,2 e per quello sui prestiti marginali che scende dallo 0,4% allo 0,3%.



La Bce ha deciso di varare le nuove misure di oggi, lanciando anche l'acquisto degli Abs (Asset Backed Securities), titoli garantiti da attività finanziarie o reali, oltre al taglio dei tassi, perché «abbiamo visto movimenti al ribasso di tutti gli indicatori delle aspettative inflazionistiche su tutte le scadenze», ha detto Draghi nella conferenza stampa seguita al Consiglio direttivo. La Bce «continuerà a monitorare i rischi per le prospettive inflazionistiche», che includono la crescita debole, il tasso di cambio dell'euro e la situazione geopolitica, ha aggiunto il presidente della Bce.



Le decisioni della Bce mirano a «rafforzare ulteriormente il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e sostenere l'offerta di credito all'economia», ha spiegato Draghi, sottolineando che «nella nostra analisi, abbiamo tenuto conto delle deboli prospettive dell'inflazione, dell'indebolimento nella dinamica di crescita della zona euro nel recente passato e delle contenute dinamiche monetarie e del credito».



I rischi al ribasso sulla crescita, argomenta ancora l'Eurotower, sono legati al fatto che «la perdita dello slancio dell'economia possa pesare sugli investimenti provati, aggravati rischi geopolitici che potrebbero avere un ulteriore impatto negativo sulla fiducia di imprese e consumatori» e un altro rischio al ribasso potrebbe essere legato alle «insufficienti riforme strutturali nei paesi della zona euro».



Le decisioni di oggi, ha continuato la Bce, insieme con le altre misure in vigore, puntano al «saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione a medio-lungo termine, in linea con il nostro obiettivo di mantenere i tassi di inflazione inferiori ma prossimi al 2%». Per Draghi il piano di stimoli finora varato contribuirà «a un ritorno dei tassi di inflazione a livelli più vicini al 2%».



Le riforme strutturali «a questo punto devono chiaramente prendere slancio», ha sottolineato ancora il presidente della Bce in un richiamo ai governi a fare la loro parte per la crescita. I paesi dell'Eurozona «devono adottare politiche fiscali più favorevoli alla crescita» senza dimenticare le riforme che «in alcuni paesi devono essere ancora varate e in altri implementate».



«Dal punto di vista del rafforzamento della fiducia, che manca in molti paesi, sarebbe molto meglio se prima ci fosse una seria discussione su riforme strutturali poi una discussione sulla flessibilità», ha rilevato Draghi. «Non c'è nessuno stimolo monetario, o di bilancio, che possa rilanciare la crescita senza forti e decise riforme strutturali», è stato il monito ai governi del presidente della Bce, secondo il quale occorre usare i margini del Patto Ue «tagliando le tasse molto distorsive e tagliando la spesa più improduttiva».



«La flessibilità che già esiste nel Patto di stabilità» permette ai Paesi di sostenere i costi delle riforme strutturali e «sostenere la domanda», ha detto ancora Draghi, invitando a non arretrare dal risanamento dei conti fatto.



Nessun negoziato per un accordo fra Bce e politica, ha sottolineato ancora Draghi, rilevando come «non si può parlare di grand bargain». «Per i banchieri centrali - ha aggiunto - è difficile raggiungere il target sull'inflazione solo con le politiche monetarie, serve la crescita, una disoccupazione più bassa, le riforme strutturali». «Ognuno fa il suo lavoro», ha continuato, con un chiaro riferimento ai politici.



«La nostra conversazione rimane confidenziale, non ho nulla da aggiungere a quanto detto», ha infine risposto Draghi a chi gli chiedeva dell'incontro avuto con il premier italiano Matteo Renzi nelle settimane scorse.



Il 'quantitative easing', cioè l'acquisto massiccio di titoli finanziari inclusi i bond governativi, «è stato discusso» al board di oggi dove «alcuni governatori avrebbero voluto fare di più, altri meno», ha quindi afermato Draghi, spiegando che la decisione di comprare gli 'Abs' non è stata presa all'unanimità.



Scattano le Borse europee. Dopo la decisione della Bce di tagliare i tassi, Milano ha accelerato e l'indice guida Ftse Mib guadagna oltre l'1% , davanti a Parigi, Francoforte e Londra. I listini avevano già reagito alla decisione della Bank of England di lasciare i tassi invariati. La moneta unica è scivolata invece al livello più basso dal luglio 2013 e scambia a 1,3038 sul dollaro. Il differenziale fra Btp decennale e Bund tedesco è invece sceso in picchiata verso quota 14o punti (stamani il differenziale aveva ha aperto a 152 punti), mentre il rendimento è sceso 2,33%.



Dopo la mossa di oggi il tasso di riferimento della Bce raggiunge così un nuovo minimo storico, tre mesi dopo l'ultimo intervento. Era stato infatti nel Consiglio direttivo del giugno scorso che la Banca centrale europea era intervenuta con una riduzione di 10 punti base portando il tasso dallo 0,25% allo 0,15%. Quello di oggi è il settimo taglio consecutivo, a partire dal settembre 2011, ma anche il sesto della presidenza Draghi.



La Bce ha limato al ribasso le stime di crescita dell'Eurozona per il 2014 e il 2015, rispettivamente da +1% a +0,9% e da +1,7% a +1,6%. Rivede invece al rialzo quella per il 2016: da +1,8% a 1,9%. Riviste verso il basso anche le stime per l'inflazione dell'area euro nel 2014, prevista ora con una crescita dello 0,6%. Restano invariate quelle per il 2015 (+1,1%) e 2016 (1,4%). «L'inflazione resterà bassa per i prossimi mesi» afferma.
Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 08:20

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