Giudizio positivo sulle riforme del governo e prudente ottimismo sulla crescita. Le considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia guardano al nostro Paese ma anche, e forse soprattutto, al contesto europeo nel quale qualcosa inizia forse a cambiare, non solo per le scelte di politica monetaria. Il discorso di Ignazio Visco all'assemblea dei partecipanti, quest'anno anticipata di qualche giorno rispetto alla data tradizionale del 31 maggio, esprime comunque una grande cautela. E si conclude con alcune riflessioni – da economista – sull'opportunità di un intervento pubblico in economia “dove il mercato incontra i suoi limiti”.
L'economia italiana dovrebbe continuare nel secondo trimestre dell'anno a muoversi in linea con quanto accaduto nel primo (la crescita del Pil è stata dello 0,3 per cento).
Riforme secondo Visco sono necessarie anche nel settore bancario: quella delle popolari, già avviata, quella delle Fondazioni, e infine il riassetto delle banche di credito cooperativo che entro l'anno dovrebbe portare all'integrazione in uno o più gruppi bancari. Sul fronte della vigilanza, Via Nazionale manda un messaggio alla Bce: i nuovi requisiti patrimoniali per le banche servono a garantirne la solidità ma non devono “attenuare la capacità complessiva di erogare credito all'economia”. Anche il tema dei crediti deteriorati va affrontato per la stessa ragione, impedire che accantonamenti e svalutazioni limitino i nuovi prestiti: Bankitalia collabora con il governo a “disegnare iniziative nel rispetto della disciplina europea degli aiuti di Stato”.
Le tensioni sui mercati finanziari legate al riacutizzarsi della crisi greca hanno avuto “ripercussioni finora limitate”. Visco argomenta a favore del programma di acquisto di titoli avviato dalla banca centrale europea, sottolineando che i benefici superano i rischi, pur presenti. Ma chiede più Europa: se nell'azione di quantitative easing la condivisione dei rischi è stata limitata per i “ritardi e i limiti del processo di integrazione”, i vari Paesi devono “esercitare il proprio ruolo senza trascurare le esigenze e le priorità nazionali ma affrontandole efficacemente nel contesto europeo”. Un contesto in cui “si fa meglio ascoltare chi dimostra di far bene a casa propria”.