Alitalia-Ethiad, gli advisor cercano
di far ripartire la trattativa

Sabato 19 Aprile 2014 di Rosario Dimito
Alitalia-Ethiad, gli advisor cercano di far ripartire la trattativa
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​ Citi e JpMorgan provano a ricucire i rapporti fra Alitalia e Etihad, dopo la lettera-ultimatum di James Hogan a Gabriele Del Torchio con la quale venivano implicitamente poste le condizioni inderogabili per le nozze. Entro luned dell’Angelo si vorrebbe organizzare un contatto fra le parti. Ad Abu Dhabi ieri era giorno di preghiera (nelle moschee si celebrava il Jumu’ha) e quindi non si lavorava; in Italia invece, nonostante fosse venerdì Santo e la Borsa chiusa, ai piani alti dell’Alitalia si è lavorato alacremente. L’obiettivo di Del Torchio è infatti riannodare al più presto il dialogo tramite una conference call (o anche una missione se dovesse servire), partendo dalla lettera di replica inviata a Etihad giovedì sera. C’è di buono, che nonostante lo stop della trattativa, Etihad non considera chiusa la partita: «E’ un’operazione che vogliamo fare, ma non a ogni costo», ha spiegato ieri al Messaggero una fonte vicina al vettore emiratino che lascia intendere l’esistenza di margini.



Nella replica, Del Torchio, senza assumere posizioni vincolanti, dopo aver consultato consulenti e principali azionisti, tra cui le banche e le Poste, sembra aprire ampi spiragli. L’obiettivo è di arrivare al cda convocato a Roma per il pomeriggio di martedì 22 con un negoziato in qualche modo riaperto. Questa, del resto, è anche la volontà del governo.

A proposito della richiesta di garanzie rivolta a Cai riguardo il contenzioso passato, come l’ammenda da 40 milioni comminata dal fisco a Carlo Toto a seguito di irregolarità accertate nel periodo 2002-2008 (Cai sta pagando il dovuto in 36 rate trimestrali), è impensabile che i nuovi soci si accollino i rischi di partite pregresse: Unicredit, Poste, Percassi sono appena entrati e non sono perciò disponibili a prestare garanzie.



Del Torchio sarebbe allora pronto a proporre uno sconto sul prezzo d’ingresso. Come? Dovrà essere la nuova tornata negoziale a individuare le modalità. Una potrebbe essere il robusto alleggerimento dei debiti bancari. Hogan, il ceo di Etihad, punta a tagliare 400 milioni sul debito complessivo di 1 miliardo (di cui 549 milioni verso banche italiane e i restanti 450 nei confronti delle società di leasing). La quota di debito non sostenibile andrebbe cancellata: gli arabi potrebbero anche accontentarsi di una conversione in strumenti finanziari. Nei sacrifici dovrebbero essere coinvolti creditori sia italiani sia esteri, anche se questi ultimi al momento non paiono granché propensi.



EVITARE LE GARANZIE

Lo sconto potrebbe però concretizzarsi anche attraverso svalutazioni consistenti che diluirebbero ulteriormente gli attuali soci. Ed è questa la soluzione più gradita alle banche, restie - anche se non tonalità diverse - a cancellare crediti o a convertirli.

Poi c’è la questione Malpensa che rischia di alimentare una nuova querelle politica. Il governo ha fatto sapere di non poter dare garanzie, pena l’accusa di aiuti di Stato: sarebbe Alitalia a far quadrare il cerchio, spostando da Linate verso l’altro scalo lombardo alcune delle rotte dirette alle città europee non capitali. «Ci stiamo lavorando», ha detto ieri Matteo Renzi a proposito del black out negoziale con Abu Dhabi. Il riferimento era indubbiamente al nodo degli esuberi: dai colloqui delle ultime ore fra advisor, sarebbe emersa la possibilità che gli arabi si accontentino di un numero minore (2.700). Insomma, i banchieri che ieri hanno sentito Del Torchio lo hanno trovato sereno. Del resto, Alitalia vola secondo il budget 2014 che prevede un ebit vicino al pareggio e un fatturato di 3,5 miliardi: tutte proiezioni corroborate dal buon andamento delle vendite che contribuiscono ad alimentare una liquidità di cassa oggi pari a 50 milioni circa.
Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 16:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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