Sanremo, Crozza imita Berlusconi e scoppia il caos: allontanati due spettatori

Mercoledì 13 Febbraio 2013 di Marco Molendini
Crozza imita Berlusconi a Sanremo
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SANREMO - Par condicio. All’Ariston ce n’ per tutti. Berlusconi, Bersani, Ingroia, Montezemolo, la lista Monti. E, a sorpresa, anche per Maurizio Crozza. Quando scende dalla scala sul palco, truccato da Berlusconi che distribuisce euro («tanto son vostri»), si levano le urla: «Politica, no», «pirla», grida qualcuno. Alle proteste si sovrappongono gli applausi. Il comico è attore formidabile, ma non è abituato a improvvisare e studia ogni virgola. Così resta imbambolato, riesce solo a dire «la mia non è propaganda».

Fabio Fazio, prontissimo, fiuta il vento e corre in suo soccorso indignato: «No, signori, Crozza è un grande artista, ascoltatelo, poi giudicate». Ma in platea, ormai, si è scatenata la bolgia. Contestatori contro gli anticontestatori. In tv si sente un gran frastuono, si leva un coro «fuori, fuori». Contro chi? Il servizio di sicurezza blocca due persone, sono quelle che hanno acceso la miccia della protesta. Fazio in diretta ringrazia il pubblico che li ha isolati. Sarebbero gli stessi che un anno fa fecero un blitz simile contro Celentano.

Tutto organizzato, dunque? Così dice Massimo Martelli, uno degli autori: «Le grida fuori, fuori erano contro i disturbatori». Un fatto è certo. Quando il fuoco divampa, Crozza si sfila il parrucchino berlusconiano, comunque dopo essere riuscito a lanciare un po’ di battute, distribuendo euro falsi come coriandoli: «Ragazzi che bello. Quante belle donne, che eleganti, ma alle mie feste non erano vestite». Poi rivolto al dg della Rai, Gubitosi, in platea «vuoi 10 mila euro? Tanto son quelli avanzati dalla ricostruzione dell’Aquila». E ancora: «Io odio questo paese, voglio distruggerlo, perché sennò avrei proposto questo condono?».

PAR CONDICIO

Dopo le grida il Crozza show riprende con un altro cavallo di battaglia, Bersani: «Porco boia, ragassi, siam qui qui ad accordare gli spaghetti alla chitarra» è la prima metafora a cui ne seguono altre: «L’uovo in camicia mica si mette la cravatta». C’è un messaggio per Vendola: «Completo la tav e ti vai a sposare in Francia». E chiude: «Bersani è sfigato. Se vince le elezioni il 25, il 28 si dimette il papa e lui sui gornali diventa la seconda notizia». Crozza il meglio, però, lo dà con Ingroia e Montezemolo, dimostrando di essere in stato di grazia. L’ex magistrato è «il fratello stanco di Speedy Gonzales». Vuole fare la rivoluzione, ma si fa fotografare su Chi.

«È come se Che Guevara finisse su Max mentre fa gli addominali nella giungla tropicale o Mao sul Fiume Giallo venisse fotografato con le smagliature». Col presidente Ferrari prende di mira la lista Monti «sostenuta da gente come Tronchetti Provera, Ilaria Borletti Buitoni, Luca Cordero di Montezemolo: questa non è la società civile, è l’alta società civile, è la società civile gold, sono l’elite dal doppio cognome: basterebbe mettere l’Imu sul secondo cognome e salveremmo il bilancio dello stato». E aggiunge: è un’elite «che si vede a Cortina incontra, Capri annuisce, Saint Moritz fa spallucce». Mezz’ora di par condicio, contestazione compresa. Come previsto. D’altra parte che doveva fare il gran ciambellano della satira, che su Raitre e su La7 non fa che sbertucciare i maggiorenti della politica? Sorriso beffardo, la sua collezione di parrucche, la sua faccia di gomma: è quanto basta per segnare la prima serata attirando luci, strali, attenzione, pubblico, proteste in diretta.

IL PDL ATTACCA

Si pronuncia Antonio Verro, consigliere Rai, candidato Pdl al Senato: «Non sono a Sanremo. E questa volta nessuno potrà accusarmi, come accaduto l’anno scorso per Celentano, di aver orchestrato qualsivoglia contestazione. Ma da cittadino se fossi stato in sala avrei fischiato l’intervento di Crozza: la sua è stata la par condicio degli insulti». Mentre per Daniele Capezzone «Crozza, Fazio e i vertici Rai sono stati protagonisti di un clamoroso autogol. Farebbero bene a scusarsi e a riflettere sul grave errore commesso e a rispettare tutti gli italiani che pagano il canone».

Ma il gran circo sanremese mastica tutto. E se la prima serata decollerà negli ascolti, buona parte del merito sarà anche del putiferio di ieri sera. Crozza, le polemiche, distolgono l’attenzione dalle canzoni, ma non è una novità. Ogni anno c’è la tassa da pagare sull’altare del Festivalone che ha bisogno di scosse forti per restare tale. E più le scosse sono forti, più l’alchimia festivaliera funziona. Stavolta poi c’è la vicinanza delle elezioni. E ieri l’ultimo anatema lanciato da Berlusconi: «Consiglierei a Crozza di stare lontano dal Pontefice». Crozza, stavolta gli ha dato retta: dalla tentazione di imitare Ratzinger, un suo cavallo di battaglia, si è tenuto lontano.

Ultimo aggiornamento: 14:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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