Bolle alla Fenice: «A Venezia danzo
nella bellezza, un'emozione continua»

Venerdì 28 Novembre 2014 di Giorgia Pradolin
Roberto Bolle
VENEZIA - «Siamo tutti “gasati” all'idea di danzare a Venezia». Il linguaggio giovanile è quello del ballerino piemontese Roberto Bolle, étoile del Teatro alla Scala di Milano e principal dancer dell'American Ballet di New York che questa sera si esibirà al teatro alla Fenice nel gala di danza “Roberto Bolle and Friends from American Ballet Theatre”.



Sono trascorsi sei anni dal suo spettacolo in Piazza San Marco, cos'è cambiato da allora?

«Ricordo sempre l'emozione di aver ballato a San Marco, il calore del pubblico. Allora non ero ancora primo ballerino dell'American Ballet di New York, lo sono diventato l'anno dopo. Oggi sono anche direttore artistico del gala che a Venezia ha la sua tappa finale e chiude in bellezza assoluta il tour italiano».



Anche qui, come in altre città, c'è stato il “tutto esaurito” per la serata.

«Il pubblico vede il mio nome e compra “a scatola chiusa” il biglietto, per una questione di fiducia. Fiducia che io ricambio con il peso qualitativo dello spettacolo in cui è fondamentale la scelta di artisti che sono tra i migliori al mondo».



Con lei sul palcoscenico ci saranno i sette “principal” della celebre compagnia newyorchese American Ballet Theatre (Abt), oltre alla professionalità quanto conta l'intesa sul palcoscenico?

«Moltissimo, con questi ballerini c'è un'intesa da molto tempo, professionale ma anche a livello personale, non solo scenica. Siamo un gruppo coeso, tutti emozionatissimi di ballare a Venezia».



Perché Venezia emoziona?

«Io ne ho un meraviglioso ricordo ma alcuni del corpo di ballo non vi sono mai stati. Venezia è magica, è storia e patrimonio mondiale della bellezza, un punto di riferimento per l'arte. Credo che uno spettacolo come il nostro sia importante a Venezia, faccia “bene” alla città e ad un pubblico culturalmente eterogeneo come quello della Fenice».



Il suo è uno spettacolo innovativo, che riassume opere classiche e lavori contemporanei fino ad assoli inediti. C'è un po' di tutto dentro.

«Credo sia questo che riesce ad emozionare, la vivacità di passare da alcune coreografie ad altre, dalle melodie drammatiche a quelle orecchiabili. C'è molto più dell'aspetto visivo, di ciò che si vede sul palcoscenico, come i suoni e le musiche che arrivano velocemente al cuore del pubblico per creare emozioni e stupire».



A che edizione è arrivato il tour?

«E' dal 2002 che propongo spettacoli di questo tipo, con la stessa formula che nel tempo si è raffinata e dall'Italia è arrivata a Tokyo, Shanghai e Parigi. Questa versione autunnale è un'estensione di quella estiva, una fortuna dovuta alla “pausa” della stagione dell'Abt che mi ha permesso di danzare in Italia con i sette professionisti della compagnia newyorchese».



Lei è anche ambasciatore per l'Unicef dal 1999 e collaboratore del Fai. Come concilia gli impegni?

«Tutti possiamo fare qualcosa, ci sono delle missioni che seguo da tempo e almeno una volta all'anno cerco di organizzare degli spettacoli a finalità benefica. Non possiamo girare la testa dall'altra parte, bisogna avere consapevolezza delle situazioni critiche che vi sono al mondo. Cerco di essere anche un esempio per i giovani, in questo senso».



Tornerà a Venezia?

«Appena possibile, anche la prossima estate! Se oggi siamo qui occorre ringraziare lo sponsor “Acqua di Parma” che ha creduto nel valore di portare un appuntamento come questo in laguna, ma mi piacerebbe tornare l'anno prossimo, chissà che dopo questo spettacolo non si aprano delle possibilità in vista dell'Expo 2015».

Ultimo aggiornamento: 09:59
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