Un film di Gobbi sull’occupazione
del campanile di San Marco

Venerdì 8 Agosto 2014 di Vettor Maria Corsetti
Un film di Gobbi sull’occupazione del campanile di San Marco
VENEZIA - «Sono un autodidatta e un film-maker che si autoproduce, come Clint Eastwood. E mi considero il regista più chiacchierato e diffamato del Nordest».

Massimo Emilio Gobbi, veneziano di Cannaregio («la mia famiglia risiede da generazioni in Ghetto», confessa) è consapevole che il suo "I have a dream" sull'occupazione del campanile di San Marco da parte dei "Serenissimi" nel 1997 susciterà un mare di polemiche. Ma lui fa spallucce, convinto com'è che compito primario di un regista sia l'interpretazione della contemporaneità. «Questo docufilm - aggiunge - non farà eccezione: non avrà nulla di apologetico o aprioristicamente critico, ma ricostruirà i fatti in chiave cinematografica e secondo il mio modo di vederli».

Il trailer di "I have a dream", della durata di 12-13 minuti, verrà presentato il 30 agosto al Lido nell'ambito degli eventi collaterali della 71. Mostra del Cinema. E dove Gobbi verrà anche insignito del premio "Cubik Television" per il "film indipendente più visto". In effetti - dopo avere recitato in "Gomorra" con Toni Servillo - dal 2008 come regista ne ha firmati sette, tra i più cliccati nel circuito Cinema on demand, specie "Pm forever" su Antonio Di Pietro. Ma del tutto assenti dalle sale italiane: «Qui per entrare in circuito bisogna pagare il minimo garantito - precisa - e io non ho la possibilità né la volontà di farlo. Gli americani, al contrario, hanno e diffondono tutti i miei film».

Martin Scorsese, Abel Ferrara, Matteo Garrone e per la tecnica Michael Moore, i colleghi preferiti da Gobbi. Che, in relazione alla sua ultima opera in fase di completamento, anticipa che «durerà 80 minuti e sarà recitata in veneto, doppiata in italiano e nelle lingue dei Paesi di diffusione e interpretata da soli attori veneti. E le ricostruzioni, tra cui l'assalto al campanile, si alterneranno a filmati originali e a interventi di politici dell'epoca».

Fonti d'ispirazione, i libri "Il ritorno della Serenissima" di Alvise Fontanella e "Io credo" di Giuseppe Segato. «Ho contattato tutti i protagonisti - conclude il regista - ma mi sono apparsi scettici, e suppongo lo siano ancora: evidentemente non hanno capito che si tratta di un film. Quanto alle reazioni all'uscita, non me ne curo: mi basta scuotere le coscienze».
Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 14:12

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