Duemila chilometri con ragazzi in difficoltà

Duemila chilometri con ragazzi in difficoltà
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IL PROGETTO
VENEZIA Duemila chilometri e cento giorni di cammino, senza cellulare o connessione Internet, per trasformare una vita e per permettere ai ragazzi che non studiano e non lavorano e ai minori con pendenze penali o a rischio devianza di reinventarsi e cambiare il loro rapporto con il mondo.

L'iniziativa porta la firma dell'associazione Lunghi Cammini, nata di recente a Mestre che, con la partecipazione anche di alcune assistenti sociali, intende riproporre la scommessa di un modello che già funziona da 35 anni in Belgio ed è stato poi ripreso in Francia, Spagna e Germania. Nei giorni scorsi si è conclusa la prima esperienza di lungo cammino che ha coinvolto un minore italiano, proprio grazie all'associazione di Mestre: un 17enne di Trieste, accolto in una comunità in provincia di Treviso, è arrivato a Merida al termine di un percorso iniziato il 12 ottobre da Roncisvalle, al confine franco-spagnolo, per poi toccare Santiago de Compostela, Finisterre e imboccare la via sanabrese. Ad accompagnarlo due adulti significativi, che si sono avvicendati: nella prima parte un pensionato appassionato di trekking residente a Genova, nell'ultimo tratto un pensionato mestrino. «Quella dell'accompagnatore, che viene remunerato spiega Isabella Zuliani, Presidente dell'associazione non è certo una passeggiata: il suo è un compito che talvolta può risultare logorante, perché impegna costantemente in un rapporto uno a uno, in una relazione che spesso lascia un segno forte. Ecco che è affiancato a distanza da un team educativo composto da un responsabile del cammino, uno psicologo e altre figure come gli assistenti sociali. Il responsabile del progetto chiama quotidianamente l'accompagnatore, si confronta con lui sulle difficoltà incontrate». Prima della partenza tutte le parti coinvolte, il ragazzo, ma anche l'accompagnatore e i membri dell'equipe, hanno firmato un patto, un impegno al rispetto delle regole alla base del cammino. Ragazzo e accompagnatore hanno un piccolo budget da gestire e devono tenere un diario. Una volta terminato il cammino, il minore e il suo accompagnatore vengono coinvolti in alcuni giorni di decompressione, dedicati alla rielaborazione dell'esperienza prima del ritorno alla vita di tutti i giorni.

Raffaele Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino