I conti non tornano. Ecco perché tutti cercano introiti: sotto l’aspetto sportivo fa gola la qualificazione alla Champions League (Inter e Juventus, l’anno prossimo giocheranno pure il Mondiale per Club che dovrebbe garantire una cinquantina di milioni) o alle coppe europee in generale, che portano ovviamente un maggiore impegno degli sponsor e pure maggiori ricavi al botteghino. Ma non è solo questo, perché si passa dal marketing per finire ad accordi commerciali di vario genere e tipo. Ormai non ci si stupisce più se una squadra fa amichevoli in mezzo alla stagione in Arabia Saudita (vedi la Roma) oppure se il Milan, sempre con i giallorossi, alla fine del campionato andrà a giocare in Australia prima del rompete le righe. E il motivo non è difficile intuirlo. I numeri dei bilanci venuti fuori alla fine della scorsa stagione sono straordinari al contrario (nonostante ci sia comunque un miglioramento in confronto all’anno precedente) con un indebitamento lordo delle prime otto squadre di Serie A che tocca i 3,3 miliardi di euro.
DETTAGLIO
Dicevamo: alcune società nel prossimo esercizio finanziario vedranno comunque migliorati i propri conti. Ad esempio l’Inter (al 30 giugno del 2023, l’indebitamento lordo era di 807,3 milioni) ha questo dato in calo. Così come la Juventus (791,8 milioni). Alle loro spalle si è “piazzata” la Roma, con 688 milioni ma, metà di questi (325), sono debiti nei confronti della famiglia Friedkin, proprietaria del club, che ha già approvato un aumento di capitale entro la fine di questo 2024 di 500 milioni. Debiti lordi verso fornitori, verso altre società, verso istituti di previdenza e di credito: c’è un poco di tutto. L’ultima società dentro questa speciale classifica (che esulta, quindi, al posto di disperarsi), è la Fiorentina, che ha chiuso con -78,2 milioni (in calo del 33% rispetto all’anno precedente). La Lazio a fianco di questa voce ha un meno di 303,8 milioni; il Milan di 250,7; il Napoli di 263,4 e infine l’Atalanta di 133,5. Tutte, o quasi, sulla stessa barca. Le due società capitoline sono quelle che, comunque, rispetto al 2002 hanno avuto un aumento maggiore di questo indice: + 10%. I dati aggregati di questi 8 club fotografano una posizione finanziaria netta peggiorata (da -611 a -681 milioni), con un aumento del 7% dei debiti finanziari che crescono molto più rapidamente delle liquidità (+2%, da 495 a 504 milioni).
FUORI CONTROLLO
Se il Governo quindi vorrebbe “invadere” il campo, impaurendo presidenti e facendo accendere i riflettori di Fifa e Uefa che, nella peggiore delle ipotesi potrebbero prendere delle decisioni di esclusione (ultime minacce alla Spagna) perché ogni Federazione deve essere in tutto e per tutto autonoma, c’è da dire che il debito totale del calcio professionistico in Italia alla fine dello scorso esercizio commerciale si aggirava intorno al 5,6 miliardi di euro. Le chiusure nel periodo Covid hanno sicuramente influito, perché sotto la voce perdite relative ai biglietti c’è una cifra stimata in 548 milioni di euro in Italia. Meno degli altri top campionati europei che, però, hanno maggior appeal (soprattutto la Premier) per le televisioni. E sono proprio questi diritti gli introiti, gli unici sicuri, sui quali ogni anno si possono fare i conti.
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