MARTELLAGO - «Signora, l'acqua è contaminata». E addio preziosi per un bottino di oltre 5mila euro.
Il colpo
L'anziana gli ha aperto accompagnandolo al contatore, in cortile: il falso addetto vi ha infilato un palmare e come d'incanto è uscito fumo. "La contaminazione è arrivata fino a qui, bisogna controllare anche dentro" ha sentenziato il drittone e con questa scusa è entrato in casa per verificare i rubinetti della cucina seguito da un complice, alto sul metro e 85, e soprattutto, con la divisa da vigile urbano per rendere tutto più credibile. Non si sa che sostanza i due abbiano usato, sta di fatto che all'improvviso la cucina si è saturata di un fumo urticante che ha creato bruciori agli occhi e alla gola dell'80enne. A quel punto il finto tecnico ha chiuso l'acqua e ordinato all'anziana di staccare tutte le prese degli elettrodomestici seguendola passo passo con il falso vigile per le varie stanze. L'anziana dopo essere arrivata in lavanderia ha come un blackout nei ricordi di ciò che è successo, rammenta solo che i due le hanno chiesto se tenesse soldi in casa, e per fortuna non ne aveva, e che, allontanandosi, il sedicente agente le ha detto che stava andando a "recuperare" un collega e sarebbe tornato subito. Con ogni probabilità, visto che il "malloppo" era ben nascosto, i due furfanti devono essere riusciti a farsi rivelare dalla loro vittima dove teneva i preziosi e hanno spazzolato tutto: parecchia argenteria antica e di valore tra posate e vassoi e tutti gli oggetti d'oro ricordi di una vita, anelli, collane, bracciali e orecchini, contenuti in due borse e di un valore di minimo cinquemila euro. Quindi si sono dileguati su un'utilitaria di colore scuro con i vetri oscurati lasciata in strada. L'anziana, non vedendoli tornare, si è insospettita, ha chiamato in Comune per chiedere se ci fossero problemi di acqua contaminata e, ricevendo una risposta negativa, ha capito di essere stata raggirata ed è corsa a vedere se i gioielli fossero ancora al loro posto, facendo l'amara scoperta, disperata. Non le è rimasto che chiamare i figli e i carabinieri, intervenuti in sopralluogo, e poi sporgere formale denuncia dell'ennesima truffa sul genere.