Silea. Truffa delle auto di lusso vendute da una concessionaria "fantasma": assolti tutti gli imputati

Martedì 14 Maggio 2024 di Maria Elena Pattaro
Tra le auto messe in vendita anche Ferrari, Porsche e Lamborghini

SILEA (TREVISO) – Una concessionaria fantasma che avrebbe venduto gli stessi bolidi a clienti diversi: Ferrari, Porsche, Lamborghini. In quattro erano finiti a processo con un’accusa molto pesante: associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Secondo la Procura i “soci” avrebbero intascato centinaia di migliaia di euro raggirando una decina di clienti. Ma le accuse non hanno retto al caglio del Collegio del tribunale di Treviso, che ieri mattina ha assolto i quattro imputati.

Si tratta di Mario Zanchetta, Giovanni Abruzzo, Claudio Agnellini e Gianfortunato Confalone. In particolare Zanchetta, 62enne residente a San Donà (Venezia) era già finito a processo per truffe seriali relative proprio alla vendita truffaldina di auto di lusso.

IL VERDETTO

Stavolta il procedimento, per lui e per gli altri tre coimputati, si è chiuso con una sentenza favorevole. La contestazione non ha retto al giudizio del Collegio. Le formule sono varie: si va dalla prescrizione per alcuni degli episodi citati nel capo di imputazione all’improcedibilità per mancanza di querela passando attraverso il proscioglimento perché il fatto non sussiste.

IL MECCANISMO

Secondo la Procura, i quattro imputati, nel 2016 avrebbero messo in piedi un autosalone “fantasma” specializzato nel commercio di lusso. Attraverso annunci online pubblicizzavano la vendita di vetture di alta gamma e di grossa cilindrata. I bolidi ingolosivano soprattutto acquirenti dall’Est Europa, che si accordavano per l’acquisto. In molti casi veniva chiesta una caparra, in altri di anticipare anche le spese di spedizione nei paesi dei clienti. Peccato che, stando alle querele, nella maggior parte dei casi le auto non sarebbero mai arrivate. I venditori sarebbero spariti nel nulla una volta intascati i soldi. Salvo poi ricominciare la messinscena: le stesse auto venivano messe in vendita online, nella speranza di far abboccare altri ignari acquirenti.

Il giro d’affari, in base a quanto ricostruito dalla pubblica accusa, ammontava a centinaia di migliaia di euro. Mentre nel raggiro sarebbe finita una decina di clienti. Le vittime avevano denunciato il raggiro nel momento in cui, malgrado i solleciti e il denaro anticipato, le auto non erano state consegnate.

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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