Vittorio Veneto. L'area pubblica degradata diventa un bosco urbano «È l'imprenditoria civile»

Tecnosystemi ingaggia l'archistar Nunes nella zona industriale. Ottanta assunzioni e 78 alberi

Giovedì 16 Maggio 2024 di Angela Pederiva
Vittorio Veneto. L'area pubblica degradata diventa un bosco urbano «È l'imprenditoria civile»

VITTORIO VENETO (TREVISO) - Per dirlo in inglese, la lingua della sostenibilità ambientale che ormai tutti abbreviano in "green", basta una parola. "Plant" è lo stabilimento, ma è anche la pianta, due concetti che si fondono nell'intervento inaugurato ieri nella zona industriale di San Giacomo di Veglia, distretto manifatturiero alla periferia di Vittorio Veneto. Per la prima volta in Italia, un'azienda privata metalmeccanica ha adottato un'area pubblica degradata di 10.000 metri quadri, incaricando l'architetto paesaggista João Nunes di trasformarla in un bosco urbano in cui 78 alberi e 597 arbusti compensano 236 tonnellate di anidride carbonica.

Tutto questo davanti al nuovo polo produttivo, a sua volta caratterizzato da tecnologie virtuose 4.0, che impiegherà altri 80 addetti, in aggiunta ai 211 che nel 2023 hanno permesso di registrare un fatturato di 54 milioni di euro, in crescita del 34% negli ultimi due anni. Un'operazione di «imprenditoria civile», come la chiamano i titolari Anna Munari e Giorgio Rigoni, moglie e marito che sono rispettivamente l'amministratrice delegata e il presidente di Tecnosystemi Società Benefit, trentennale azienda leader nella progettazione e nella produzione di accessori e componenti per il condizionamento, il ricambio dell'aria, la ventilazione e il fotovoltaico.


IL SITO
Esteso su una superficie di 30.000 metri quadri, il nuovo sito industriale si trova a qualche centinaio di metri dalla sede storica ed è stato progettato a propria volta per rispettare l'ambiente, anche attraverso il fotovoltaico. A misurare i risultati di tutti questi interventi è l'audit energetico, uno strumento di analisi funzionale pensato per ridurre le inefficienze dei processi di consumo dell'energia e valutare gli investimenti attuali e futuri in nuovi impianti e fonti ad alta efficienza. Non a caso l'impresa trevigiana reinveste ogni anno circa il 5%del suo fatturato per l'innovazione e il continuo efficientamento dei processi. Dice il presidente Rigoni: «Questo secondo polo produttivo rappresenta un importante traguardo nella crescita tecnologica di Tecnosystemi, da sempre orientata all'innovazione e all'introduzione di impianti di ultimissima generazione per realizzare un modello di fabbrica intelligente».


GLI ANELLI
Aggiunge l'ad Munari: «Ci piace pensare che questo sito produttivo sia la rappresentazione del nuovo ruolo dell'imprenditore civile, che guarda più in là dei propri confini e che si prende cura del territorio e della sua comunità». Grazie all'accordo con il Comune, che prevede anche una manutenzione decennale sempre a carico dell'azienda, l'archistar Nunes ha progettato un polmone verde in cui sette anelli sospesi raggruppano gli esemplari di carpino, frassino, ginkgo, pioppo, pioppo nero, farnia e tiglio, ai quali si aggiungono i cespugli di eugenia, gelsomino, erica e rosmarino. Nella relazione tecnica sono illustrati i conteggi delle ripercussioni ambientali: «Il risultato dimostra che si arriverà, con le piante mature, a compensare ogni anno la CO2 emessa da 175 automobili. Nel calcolo non entrano i 600 arbusti e le superfici prative, che hanno comunque un impatto positivo sulla cattura dell'anidride carbonica e sulla riduzione dell'effetto isola di calore».


LA VISIONE
Fondamentale è stata la rilevante presenza femminile nel management, secondo il direttore di stabilimento Christian De Mar: «In un ambiente prettamente maschile com'è quello della termoidraulica, le donne hanno indubbiamente portato una visione diversa, molto più attenta. La stessa scelta di diventare Società Benefit è stata una svolta, perché ci ha fatto aprire gli occhi su tante opportunità. Ad esempio la nuova linea produttiva utilizza come materia prima la gomma degli pneumatici di camion e auto a fine vita: il materiale viene macinato e stampato per ottenere il tappetino isolante e antivibrante su cui vengono appoggiate le pompe di calore e le unità di condizionamento all'esterno delle case. Allo stesso modo usiamo il polistirolo rigenerato, la plastica di origine fossile, il polimero a base di canna da zucchero. Produrre così costa di più? Sì: economicamente, tecnicamente e culturalmente. Ma ne siamo fieri».

Ultimo aggiornamento: 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci