PADOVA - Non si ferma a 28 il numero dei tifosi del Catania identificati - e daspati - per l'invasione di campo del 19 marzo scorso, quando all'Euganeo si giocava la finale d'andata della Coppa Italia di serie C tra il Padova e gli etnei.
La Questura di Padova sta analizzando le telecamere di sicurezza dell'Euganeo, sia quelle interne sia quelle esterne allo stadio, per dare nome e cognome alla trentina di ultras violenti che hanno approfittato dell'apertura del cancello in vetro infrangibile che divide la curva nord dal terreno di gioco.
Nel giro di poche ore 17 tifosi del Catania erano stati arrivati da Daspo, alcuni dei quali con durata di 10 anni, tra questi ci sono anche due ultras etnei recidivi e che nel proprio pedigree avevano un ruolo da protagonista nella guerriglia all'esterno dello stadio Massimino di Catania che il 2 febbraio 2007, dopo un Catania-Palermo di serie A, era costato la vita all'ispettore della polizia Filippo Raciti. Le indagini però non si erano fermate e poco più di una settimana fa ecco altri undici Daspo: dei destinatari, eccetto uno, tutti i erano volti già noti alle forze dell'ordine, molti per pregresse violenze allo stadio. I sei Daspo decennali hanno colpito un 30enne con due Daspo precedenti e pregiudicato per truffa e reati contro l'ordine pubblico; un 39enne con due Daspo pregressi e precedenti per lesioni, rissa e minaccia; due 24enni con altrettanti Daspo (uno con precedenti per lesioni aggravate); un 23enne con un precedente Daspo e pregiudicato per spaccio e reati contro l'ordine pubblico; un 21enne con già due Daspo pregressi e precedenti per reati contro l'ordine pubblico e rissa. Cinque anni per un 18enne pregiudicato per lesioni e violenza sessuale aggravata; un 23enne con precedenti per minacce; un 41enne già condannato per ricettazione, furto, rapina, lesioni. Il Daspo di 3 anni è andato a un 21enne incensurato.
Infine ne è stato colpito da Daspo quinquennale il 23enne sorpreso in stazione. All'identificazione aveva fornito le generalità di un cugino minorenne, mai stato a Padova: il tutto perchè era sottoposto a obbligo di dimora a Catania per reati associativi di stampo mafioso e reati contro la persona. A gennaio infatti in discoteca, in concorso con altri pregiudicati, aveva aggredito a mano armata un coetaneo.