Laurea in carcere: «Io, da detenuto a ricercatore dell’Università»

La testimonianza dell’ex detenuto Elton Kalica, che oggi è ricercatore del Bo

Sabato 11 Maggio 2024 di Marco Miazzo
L'inaugurazione dell'anno accademico in carcere

PADOVA - «La parola studente racchiude la bellezza del riscatto». Così la rettrice del Bo, Daniela Mapelli, ha aperto ieri al carcere Due Palazzi il 21. anno accademico. Il progetto “Università in carcere” nasce nel 2003 quando il Bo sottoscrisse con il Ministero della giustizia un protocollo di intesa per portare la formazione universitaria in ambito penitenziario.

Oggi sono 59 gli studenti universitari detenuti a Padova.

IN AUDITORIUM

«Siete tra gli studenti che più ci emozionano – ha affermato Mapelli rivolgendosi ai detenuti nell’auditorium gremito del Due Palazzi – Siamo un’università generalista e questo si rispecchia anche in carcere dove gli studenti sono iscritti ai corsi più svariati: da giurisprudenza a economia e storia. Crediamo molto in questo progetto, per cui ringrazio l’amministrazione del carcere, i tutor e i docenti che curano il progetto. Studiare è un modo per sentirsi liberi, per costruirsi un futuro migliore sentendosi studenti e non solo detenuti».
Davanti a Mapelli molti detenuti che hanno trovato in carcere la possibilità di riscattarsi tramite lo studio. Tra loro Benedetto Allia e Nicola Piazza, che studiano il primo giurisprudenza, il secondo storia. «In carcere il tempo può diventare un nemico, iscrivendomi all’università l’ho trasformato in una risorsa – ha spiegato Allia - Prima non ho mai studiato di mia spontanea volontà, preferivo imparare a modo mio, poi nella vita ho commesso degli errori, ma ora ho il tempo per rimediare. Rimpiango quando mia nonna da piccolo mi inseguiva con i libri in mano per farmi studiare». Anche Nicola Piazza racconta come fare i conti con il tempo in carcere sia difficile: «Sapere che davanti a te ci sono anni e anni di reclusione può creare ansia. Si rischia di perdere tempo reclusi tra quattro mura e una grata. Lo studio abbatte questi muri perché ci trasforma in una risorsa per la società».

LE IMMATRICOLAZIONI

Nell’ultimo anno accademico ci sono state sedici nuove immatricolazioni in carcere, due detenuti hanno portato a termine il loro percorso di studi in modo eccellente, uno di questi è un ex boss della Camorra che dopo due lauree e un master si è laureato per la terza volta in “Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale”. Tra gli ospiti della giornata anche l’ex detenuto Elton Kalica, che oggi è ricercatore del Bo: «Sono stato il primo a laurearmi in carcere nel 2007, ero iscritto all’università prima di entrare in carcere, ma ho dovuto attendere cinque anni prima di poter riprendere i libri. Oggi sono ricercatore in criminologia per l’Università di Padova».
Gli studenti detenuti hanno numerose agevolazioni: oltre a non pagare le tasse universitarie e il materiale necessario allo studio, 15 di loro possono risiedere in un’ala apposita del penitenziario: il polo universitario. Rachid Rahali racconta come il polo universitario sia un luogo di emancipazione ed integrazione: «Studio Scienze gastronomiche al polo universitario con altri 14 detenuti. Sono marocchino ma tra noi studenti non si sente alcuna differenza di provenienza. In carcere si tendono a formare gruppi per appartenenza etnica, l’università invece è interculturale e non conta il colore della pelle, grazie allo studio siamo tutti fratelli. Spero che sempre più studenti possano far parte del polo».

GLI OSPITI

Anche il direttore del penitenziario Due Palazzi, Claudio Mazzeo, crede nel valore dell’istruzione e punta ad ampliare il progetto: oggi il Due Palazzi ospita 560 detenuti, solo uno su dieci è iscritto all’università: «Sono molto soddisfatto di quest’attività di risocializzazione dei detenuti. È un lavoro difficile ma che ci gratifica. L’eccellenza del nostro penitenziario sta proprio nel riuscire tramite il lavoro e la formazione a reintegrare queste persone nella collettività».
Ospite d’onore alla cerimonia di inaugurazione il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, che ha spiegato il lavoro che sta portando avanti nei penitenziari. «Non bisogna pensare l’istruzione come un premio o uno sconto a chi ha sbagliato e deve pagare il suo debito con la giustizia, si tratta di dare a queste persone una nuova opportunità. Il governo ha a cuore la situazione delle carceri, per questo a breve a Padova arriveranno 49 nuove unità di Polizia penitenziaria, mentre abbiamo stanziato 5 milioni di euro per finanziare la presenza di psicologi ed educatori».

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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