Friuli in zona rossa per infortuni sul lavoro. Mancano gli ispettori. A Pordenone in servizio 13 su 23

Le visite a cantieri e fabbriche sono sempre meno e comunque non sono sufficienti come deterrente per far crescere la sicurezza

Mercoledì 8 Maggio 2024 di Loris Del Frate
Friuli in zona rossa per infortuni sul lavoro. Mancano gli ispettori. A Pordenone in servizio 13 su 23

PORDENONE - Quattro morti sul lavoro dall’inizio dell’anno in regione, l’ultimo la vigilia del Primo Maggio proprio in provincia di Pordenone. Ma c’è di più. Proprio il Friuli Occidentale è stato collocato all’interno della zona rossa, ossia quella che ha una incidenza più alta rispetto alla media nazionale. Una situazione che dovrebbe far riflettere, ma sopratutto, come da più parti è stato evidenziato, dovrebbe smuovere le assunzioni negli Ispettorati del lavoro in modo da avere persone che ogni giorno fanno controlli nelle fabbriche e nei cantieri. La situazione in regione è drammatica: su 108 previsti in organico sono al lavoro 48.

Provate a pensare quale è la zona maggiormente colpita da queste assenze? Esatto, Pordenone, che si colloca sul fronte degli infortuni sul lavoro in testa alle classifiche nazionali. Eppure di lavoro si muore.


ISPETTORI DEL LAVORO

Sono 27 i posti in in organico a Pordenone che ha suo ufficio, ma di fatto dipende da Udine dove è collocato il responsabile del servizio. Il fatto è che ci sono solo 13 al lavoro, gli altri sono posti in organico completamente vuote. Fermo restando che con 13 ispettori del lavoro in servizio non è possibile certo coprire un territorio che da un punto di vista numerico è ricco di piccole e grandi aziende, così come di cantieri, c’è un ulteriore problema che frena le uscite per le verifiche. I posti in pianta organica, infatti, degli amministrativi associati all’Ispettorato del lavoro di Pordenone sono tredici. Ebbene, solo tre sono occupati di cui uno è part time. Morale della favola il personale dedicato alle visite ispettive di fatto deve occuparsi anche di problematiche amministrative, sottraendo quindi tempo ai controlli.


LE USCITE 

A fronte di questi numeri diventa sempre più complicato per gli ispettori pianificare una serie di interventi giorno dopo giorno sui posti di lavoro, limitandosi, di fatto, alle uscite “istituzionali”, quelle collegate con gli altri organi di polizia (Finanza, Carabinieri, Questura) e poco altro. Sfuma, quindi, un deterrente che dovrebbe essere, invece, uno di quelli più mirati per cercare di tenere sulla corda e costringere a utilizzare tutte le sicurezze possibili e immaginabili nei luoghi di lavoro. Il consigliere regionale Massimo Moretuzzo, tra le altre cose aveva chiesto che la Regione lavorasse per poter utilizzare il proprio statuto speciale e prendersi in carico il Servizio nazionale dell’Ispettorato implementando subito gli organici. La questione tornerà ad esplodere al prossimo morto sul lavoro. Cinico, ma purtroppo reale.


LA METÀ

«Mentre gli infortuni sul lavoro aumentano, gli ispettori chiamati ad eseguire i controlli sono la metà di quelli previsti. Urge un potenziamento dell’organico perché la battaglia di civiltà contro gli incidenti non può limitarsi alle pur lodevoli dichiarazioni d’intenti fatte sull’onda delle tragedie, ma richiede azioni concrete sul versante della prevenzione». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd), che nelle scorse settimane ha presentato un’interrogazione per richiamare l’attenzione sulla carenza di personale in servizio nell’Ispettorato nazionale del lavoro a Pordenone. «Recenti statistiche – prosegue Valentina Francescon, referente per le attività produttive della segreteria regionale dem - hanno fotografato una situazione preoccupante in particolare nel Friuli occidentale. Nel nostro territorio, purtroppo, il numero complessivo di infortuni è ulteriormente aumentato e l’incidenza di quelli mortali è la quarta più alta in Italia dopo Catanzaro, Asti e Ferrara».


EVENTI DRAMMATICI

«Questi eventi drammatici che colpiscono anche i familiari delle vittime e hanno elevato costo sociale - conclude il consigliere Conficoni - devono spingerci a fare di più per contrastare una piaga da debellare sia diffondendo la cultura della sicurezza sia eseguendo adeguati controlli sul basilare rispetto delle regole. I tredici ispettori in servizio a Pordenone, però, sono la metà dei ventisette previsti in organico. Ancora più in sofferenza i soli tre su quindici amministrativi operativi in riva al Noncello. Superare questa carenza di personale senza dubbio contribuirebbe alla prevenzione».

Ultimo aggiornamento: 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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