Un elicottero caduto e sparito nella vegetazione, in alta montagna. A bordo il presidente e il ministro degli Esteri dell’Iran. Nella notte che avanza affonda il mistero del gigante sciita mentre le ricerche non danno risultati. Le autorità iraniane avvertono: sono complesse a causa del maltempo, «purtroppo è arduo continuare le operazioni per l’intensa nebbia. L’area ha una pendenza ripida ed è coperta di alberi, ci sono forti piogge e la visibilità è molto limitata». Tarda serata di ieri, dice l’Esercito: «Abbiamo individuato il luogo esatto dove è caduto l’elicottero, proviamo a raggiungerlo». Il presidente iraniano Raisi ufficialmente è solo disperso.
OMBRE
All’inizio le fonti ufficiali minimizzano, parlano di un «atterraggio d’emergenza», poi di «un atterraggio duro». «Abbiamo poche ore» dicono in forma anonima alcuni funzionari che confermano: «La vita del presidente è in pericolo». Le temperature in quella zona ad alta quota sono rigide. Si mobilitano anche i Guardiani della rivoluzione: sul posto va il comandante Hossein Salami, accompagnato da alcuni alti ufficiali dei Pasdaran. Per comprendere la gravità della situazione basta ascoltare cosa annuncia un dirigente della Mezzaluna Rossa quando in Iran sono le 20.45 (e in Italia le 18.45): «Tre soccorritori che cercano l'elicottero precipitato risultano dispersi». Un elicottero che cade, con a bordo un presidente e un ministro degli Esteri, non può che sollevare ombre e domande su cosa possa essere successo. Si può escludere un attentato? Un sabotaggio? Il nemico per eccellenza dell’Iran è Israele che ieri ha commentato con un secco no comment («non siamo coinvolti nell’incidente»). Il primo aprile l’esercito israeliano ha colpito il consolato iraniano a Damasco con sei missili, causando tredici vittime tra cui un generale delle Guardie rivoluzionarie Mohammad Reza Zahedi. Il 17 aprile l’Iran ha risposto lanciando 400 tra missili e droni sul territorio israeliano. Teheran ha assicurato sostegno ad Hamas nell’organizzazione dell’attacco del 7 ottobre, a gruppi come Hezbollah e Houthi che minacciano Israele dal Libano e dallo Yemen. Un’azione contro Raisi però sembra improbabile in questa fase del conflitto. Non c’è stata un’esplosione in aria e le condizioni atmosferiche - nebbia e pioggia - fanno pensare a un incidente. C’è però anche un altro fronte che va considerato sia pure con probabilità ancora più basse: il terrorismo. L’Isis-K, l’organizzazione integralista che ha rivendicato l’attentato al teatro di Mosca, in passato ha agito anche in territorio iraniano.
PREGHIERE
E mentre la tv di Stato chiede alla popolazione di pregare, la guida suprema Khamanei rompe il silenzio e dice: «Speriamo che Dio riporti l’onorevole presidente e i suoi compagni tra le braccia della nazione. Non ci saranno interruzioni nel governo dell’Iran». Dopo le proteste, anche oceaniche e represse con la forza degli ultimi anni, la scomparsa del presidente rappresenta una nuova scossa. Riandiamo indietro con il nastro e seguiamo la rotta dell’elicottero su cui viaggiava Raisi e che ieri sera sembrava introvabile, inghiottito prima dalla nebbia, poi dal buio. Secondo Al Jazeera l’elicottero è precipitato «vicino ad una miniera di rame chiamata Sungun.
Si trova tra Jolfa e Varzaqan, a circa 70 chilometri da Tabriz, una delle città più grandi dell'Iran». Ecco, l’elicottero, insieme agli altri due arrivati a destinazione, era diretto a Tabriz, e secondo l’agenzia iraniana Irna è scomparso «in una foresta in un’area montuosa. Un elicottero di soccorso non è riuscito a raggiungere la zona dove si pensava si trovasse l'elicottero di Raisi a causa della forte nebbia».